Coronavirus. Le sigle sindacali scrivono al provveditore: “chiediamo sicurezza e prevenzione anche nelle carceri”

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22-02-2020

I sindacati hanno fatto al provveditore una serie di richieste per prevenire il rischio contagio

Di: Redazione Sardegna Live

Tutte le sigle sindacali sarde scrivono al provveditore dell’amministrazione penitenziaria Maurizio Veneziano, per chiedere misure di prevenzione per contrastare i possibili rischi contagio di Coronavirus.

“Non siamo a conoscenza se questo ufficio ha diramato alle direzioni uniformi iniziative atte a scongiurare il contagio tra i dipendenti e che qualora non vi siano iniziative non uniformi, seppur in una logica prudenziale, al di fuori di una valutazione di indirizzo politico generale più complessiva e puntuale, determini il rischio di generare ancora più confusione” hanno scritto nella lettera firmata dai sindacalisti di Sappe, Osapp, UilPa, Sinappe, Uspp, Cisl, Cgil, Cnpp.

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“Chiediamo – si legge nel documento - di valutare l'utilità di una iniziativa più generale, volta a fornire indicazioni più puntuali al fine di prevenire i potenziali rischi al personale che si trova a prestare la propria attività lavorativa all'interno di ambienti chiusi, che sono idonei alla riproduzioni di virus e che si prestano facilmente al contagio tra lavoratori e lavoratori, tra quest'ultimi e detenuti e viceversa. Inoltre, si chiedono direttive in materia di prevenzione sui famigliari dei detenuti, che nei giorni stabiliti vengono a colloquio con i propri congiunti detenuti”.

I sindacalisti proseguono: “Chiediamo direttive anche in materia di traduzioni, dove si ha contatto con persone estranee all'istituto. Interessante capire quali strumenti (mascherine, camici o altro) questo ufficio mette a disposizione per il personale per la propria tutela”.

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Vista l’ordinanza del ministero della Salute datata 21 febbraio 2020, che emana ulteriori misure profilattiche contro la diffusione della malattia infettiva le sigle sindacali chiedono:

“Di sospendere tutte le traduzioni con corrispondenze e di eseguirle solamente direttamente. Le corrispondenze possono favorire il contagio in quanto gli scali

aeroportuali della polizia penitenziaria, spesso diventano luogo dove si ammassano molte persone in un luogo particolarmente piccolo”.

Poi chiedono ancora l’attivazione di aumentare il numero di detenuti lavoranti al fine di provvedere alle disinfestazioni giornalieri di tutti i luoghi e locali (mezzi di trasporto, sale colloqui, scuole, attività trattamentali, ufficio) con prodotti o farmaci idonei.

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- Distribuzione di maschere a tutto il personale al fine di evitare possibili contagi.

- Vietare l'accesso di tutte le figure che non hanno un ruolo rilevante con il detenuto nella difesa della pena. (insegnanti, mediatori culturali, corsisti, misericordia). - In particolare, per quanto riguarda i pacchi familiari e postali: vietare l'ingresso di alimenti da cottura).

- I familiari dovranno usare sapone liquido a base disinfestante prima del controllo da parte del personale e del colloquio con il detenuto

- Controllo giornaliero da parte del personale medico a tutto il personale dell'istituto sul controllo della temperatura (anche se è stato dimostrato che è stato poco utile), in occasione dei colloqui estendere i controlli anche familiari al fine di monitorare presenze di possibili sintomi.

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- Calendarizzare le udienze del tribunale di sorveglianza in modo che si evita l'ammasso di molte persone come sta avvenendo adesso. Attualmente, per chi effettua il servizio di scorta al tribunale di sorveglianza, si sarà accorto della presenza di molti detenuti di diversi istituti, tutti ammassati in una unica stanza, peraltro, insieme alle scorte, e fuori della stanza sono presenti molte persone che sono familiari e persone che hanno misure alternative. La calendarizzazione permetterebbe di separare le udienze solo con detenuti da tutte le altre, ancora meglio se le udienze venissero celebrate negli istituti stessi.

- Sospendere le traduzioni massive.

- Laddove sia fattibile, celebrare le udienze attraverso la videoconferenza anche per i detenuti comuni, in particolar modo i detenuti psichiatrici. Con la presente si invita codesto Provveditorato a voler sensibilizzare le Direzioni non sottovalutando la questione.

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