Coronavirus, botte al pronto soccorso. Nursind denuncia: “Emergenza sicurezza, qui manca anche il personale sanitario”

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13-03-2020

Ecco cosa è accaduto al Sirai di Carbonia

Di: Alessandro Congia

"Un paziente psichiatrico è arrivato al Pronto Soccorso dell'ospedale Sirai di Carbonia - la notte tra l'11 e il 12 marzo - accompagnato dai Carabinieri, i quali poi sono dovuti andare via per effettuare altri interventi. Il paziente psichiatrico intanto è andato in escandescenza aggredendo il personale sanitario prima verbalmente, poi lanciando oggetti e infine aggredendo gli operatori sanitari fisicamente, provocando la frattura a una gamba di un medico, contusioni alla spalla a un altro medico psichiatra - chiamato dai medici del pronto soccorso per consulenza - e infine la distorsione di un dito della mano a un

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infermiere. Intanto, come se non bastasse, al pronto soccorso era contemporaneamente presente un altro paziente al quale è stato effettuato il tampone per sospetta positività al Coronavirus". A denunciare questa situazione all'ospedale Sirai di Carbonia è Marco Zurru dirigente NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche, della provincia di Carbonia – Iglesias.

"E' l'ennesimo grave episodio di aggressione verso il personale sanitario, che va a sommarsi alle continue aggressioni che subiscono ormai da tempo anche gli operatori della Spdc (Struttura Psichiatrica Diagnosi e Cura) dello stesso ospedale - ha proseguito il rappresentante sindacale - in quanto l'intero nosocomio è sprovvisto di personale addetto alla sicurezza, come per esempio guardie giurate.

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Inoltre, in questo momento di emergenza Coronavirus, l'infortunio di tre operatori sanitari va ad aggravare lo stato di emergenza e di organico.

Ecco perché, in qualità di dirigente NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche Rsu Rls della Ats, voglio denunciare questa condizione insostenibile che si trovano a vivere gli infermieri, oggi più che mai esposti in prima linea. Gli infortuni provocati dalle aggressioni non possono che aggravare il fabbisogno di operatori sanitari: chiedo dunque alla dirigenza Ats di trovare soluzioni verso gli operatori, i quali non possono vivere l'angoscia di recarsi sul luogo di lavoro".

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