Omicidio Dina Dore. Il legale della famiglia dopo le parole di Rocca: "Si è beffato delle vittime"

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09 giu 2020

L'avvocato Anna Maria Busia commenta le parole del dentista, condannato come mandante dell'omicidio della moglie, durante l'ultima puntata della trasmissione "Storie maledette"

Di: Redazione Sardegna Live

“Il programma Storie Maledette ha concentrato l’attenzione sul punto di vista del condannato e sulla necessità della revisione del processo, senza una ricostruzione fedele degli atti che hanno portato a una sentenza all’ergastolo passata in giudicato e senza che comparissero adeguatamente le vittime”. Sono parole di Anna Maria Busia, legale della famiglia di Dina Dore, che commenta l'ultima puntata della trasmissione Rai Storie Maledette, condotta da Franca Leosini. L'ultima intervista ha avuto come protagonista l'ex dentista di Gavoi Francesco Rocca, condannato all'ergastolo perché ritenuto il mandante dell'omicidio della moglie, Dina Dore.

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L'avvocato della famiglia della vittima ha dichiarato all’Ansa: “Non entro nel merito del processo e degli atti che hanno portato alla sentenza all’ergastolo in tre gradi di giudizio, che non si discute parlo del fatto che Rocca in trasmissione ha potuto dare dei bugiardi ai testimoni, ha dileggiato quella povera ragazza che è stata la sua amante, si è fatto beffa delle vittime e ha dato degli incompetenti agli inquirenti. Per me è veramente troppo considerato che stiamo parlando della televisione pubblica”.

Secondo la Busia, ex consigliera regionale e autrice della legge nazionale a tutela degli orfani di femminicidio, c’è stato “un utilizzo non fedele dei messaggi che Rocca inviava alla moglie, che hanno portato alla sentenza, mentre sono stati rievocati messaggi di contorno. Non sono vere inoltre le cose che ha detto di sua figlia che ha 12 anni, che si è rifiutata anche di vedere il promo della trasmissione”.

In merito alle tracce di Dna rinvenute sulla scena del crimine, che secondo Rocca non sarebbero state analizzate in maniera soddisfacente, la legale controbatte: “E’ stato fatto tutto ciò che c’era da fare e le prove raccolte dagli inquirenti hanno portato alla condanna all’ergastolo in tre gradi di giudizio”.

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