Gli esploratori di SubaquaDive, adrenalina pura a 60 metri di profondità nel relitto della nave Isonzo
Ecco il piroscafo armato, affondato nello splendido specchio d’acqua del Golfo di Cagliari
Di: Alessandro Congia
Ecco gli esploratori di SubaquaDive, il centro immersioni di Marina Piccola, guidati dal responsabile Alberto Cicotto, (regolarmente iscritto all'Albo Regionale degli Istruttori e Guide subacquee), con uno staff preparato per le attività di immersioni guidate, escursioni, corsi sub, formazione e educazione ambientale.
Il loro intento oltre che insegnare e accompagnare le persone ad andare sott’acqua, è divulgare la passione e il rispetto per il mare: loro escono tutti i giorni dell'anno grazie al clima favorevole che la Sardegna offre. Ma non solo. Il golfo di Cagliari “capitanato” dalla spiaggia del Poetto, è una fonte inestimabile di storia e racconti. Non tutti sanno che proprio al largo della costa abbiamo dei relitti della seconda guerra mondiale che giacciono sul fondo del mare. Tra questi, c’è la storia del piroscafo armato Isonzo.
La storia
L'Isonzo faceva parte di un convoglio di unità mercantili che il 10 aprile 1943 venne silurato dal sommergibile inglese Safari. Era diretto da Cagliari a la Maddalena. fu colpita nella parte poppiera ed affondò in poco tempo. Giace su un fondale di 57 metri sul lato di dritta . È un relitto molto affascinante e ricco di storia. Era un piroscafo armato, infatti Si possono ancora vedere i cannoni.
Nel 1937 esso era lungo 87,25 metri e largo 11,00. Era spinto da un motrice a triplice espansione alimentata da due caldaie a nafta in grado di esprimere 1700 cavalli, che consentivano di raggiungere una velocità massima di 12 nodi. Aveva due cannoni da 102,35 millimetri, atti alla difesa navale, e da due mitragliatrici da 13,2 millimetri per la difesa aerea. Era una naviglio della Classe Volturno, requisito all’utilizzo commerciale e dotato anche in seguito di due rotaie, poste a poppa via, per la semina delle mine galleggianti; funzione però questa che non ebbe mai durante
La Sardegna era ritenuta luogo strategico dalle forze dell’Asse, poiché la si stimava utilizzabile come testa di ponte, a motivo della sua centralità nel Mediterraneo occidentale, da parte delle intervenute armate angloamericane che avessero voluto procedere ad uno sbarco organizzato ed assistito sul territorio nazionale italiano. Il Safari era quel battello sommergibile che tutti cercavano e che nessuno trovava mai tanto che ipotizzarono (dei pastori sardi a guerra finita, che potesse aver trovato nascondiglio all’interno della cavità naturale della Grotta del Bue Marino di Cala Gonone . L’HMS P211 inglese era un sommergibile costiero della classe S della Mediterranean Fleet di base ad Algeri. Dotato di due motori, uno diesel e l’altro elettrico, esso poteva navigare in tutta silenziosità alla velocità di 14 nodi in superficie e di 8 in immersione ed aveva a bordo 48 uomini, di cui 5 ufficiali. Giunto sulla vicina linea di tiro senza essere scorto da nessuno, il Safari fece partire quattro siluri ad intervalli di 475 secondi l’uno dall’altro.
Due centrarono in pieno l’Isonzo, colpendolo uno sotto il ponte di comando a mezza via e l’altro sull’elica. Un altro siluro invece impattò a tre quarti scafo verso poppa via sul Loredan, mentre il piroscafo Entella, nel tentativo di sfuggire all’attacco, andava ad incagliarsi sul fondale adiacente a Torre del Finocchio. La nave carica d’acqua dolce non ebbe scampo ed in pochi minuti affondò con tutto il suo carico. Oggi il relitto si presenta coricato sul fondale sabbioso, a quasi sessanta metri di profondità.
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