Rumba: Ascanio Celestini, asino, bue e San Francesco nel parcheggio del supermercato

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14 mag 2024

L'attore, regista, scrittore e drammaturgo romano chiude a Carbonia il tour isolano

Di: Enrico Bessolo

"Ma perché Francesco ci affascina ancora dopo otto secoli? E dove lo troveremmo oggi?"

Dopo le fortunate repliche di Nuoro e Macomer, il 10 maggio Ascanio Celestini ha portato il suo "Rumba" (ovvero "L'asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato") anche al Teatro Centrale di Carbonia. Un tutto esaurito che sigla la chiusura della floridissima stagione CeDAC nel capoluogo sulcitano.

Celestini immagina la vita di Francesco oggi, come il santo vivrebbe la povertà nell’Italia contemporanea e chi sceglierebbe quale compagno di strada, per non essere semplicemente povero, ma servo dei poveri.

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Accompagnati da Gianluca Casadei a fisarmonica e tastiere, per due ore e un quarto si alternano, intrecciandosi, piani narrativi ricchi di pathos. Da una parte, episodi dalla vita di Francesco, dall'altra le figure del moderno “presepe” nel parcheggio di un supermercato, vicino ai barboni che chiedono l’elemosina e ai facchini africani.

Giobbe, magazziniere analfabeta che ha organizzato il luogo di lavoro senza una singola parola scritta. Joseph, partito dal cuore dell’Africa, evolutosi -in serie- seppellitore, schiavo, naufrago, detenuto, facchino e barbone; cerca l’Italia in un piatto di spaghetti e la trova nelle manganellate del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Lo zingaro che ha cominciato a fumare a otto anni e sta ancora lì che fuma, accanto alla fontanella, davanti al bar.

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Uno dei più intensi, e tristemente attuali, messaggi -evocato dalle parole di Joseph- ci ricorda che bisogna conoscere il nome dei morti per poterli seppellire nel cuore dei vivi. Lo spettacolo inizia proprio con la morte di Francesco, contento e sereno, presso la piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli in Assisi (così piccola che è detta "La Porziuncola"), ma uno dei messaggi che -dopotutto- evoca è una sorta di inno alla vita e all'entusiasmo nella semplicità, addirittura nella povertà.

Fu proprio il santo di Assisi ad inventare il Presepe: Francesco lo allestì per la prima volta a Greccio (piccolo paese di collina, sopra Rieti): "Nella notte di Natale del 1223 Francesco ha fatto in quel piccolo paese il suo primo presepe. Un bue, un asino e una mangiatoia. Niente altro. Serviva mostrare che Gesù era nato povero. In un paese povero, un posto di poveri."

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Lo scopo del messaggio: Gesù nasce per noi è con noi in qualsiasi luogo. Gesù nasce a Betlemme, ma nasce anche in una misera mangiatoia a Greccio, nasce ad Assisi. E può nascere anche nel parcheggio di un supermercato.

"Madre mio sono più belli i fiori o le stelle?" chiese un giorno Fra Leone a Francesco. "Leone, io tra Terra e Cielo sceglierò sempre il Cielo!" rispose il santo.

E allora anche noi d'stinto, dopo aver guardato gioie e miserie terrene, alziamo gli occhi al cielo: ci sono tante stelle, così tante che non si possono contare. Tra esse, ci sembra di scorgere il nostro Frate Francesco, serafico, che ricambia il nostro sguardo, con una luce che dipinge un'atmosfera particolare -nella Piazza Roma di Carbonia-... potremmo dire, da rumba!

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