Positivo al Covid morto durante i soccorsi: "crisi respiratoria"

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23 set 2020

Arrivato l'esito dell'autopsia sul corpo del 65enne di Seui, indagati 4 operatori del 118

Di: Redazione Sardegna Live, foto ANSA

E' stata una crisi respiratoria derivata da una polmonite a uccidere Carlo Lobina, il 65enne di Seui, positivo al coronavirus, morto sabato scorso mentre tentava di raggiungere a piedi l'ambulanza del 118 che lo avrebbe dovuto trasportare a Cagliari visto l'aggravarsi delle sue condizioni.

Sarebbe emerso dall'autopsia eseguita oggi nell'ospedale cagliaritano Santissima Trinità dal medico legale Nicola Lenigno, perito della Procura di Lanusei che indaga sul decesso.

Quattro gli indagati dal pm Gualtiero Battisti, tutti operatori del 118. L'ipotesi di reato è omicidio colposo. Entro 90 giorni il Lenigno consegnerà anche gli esiti degli esami istologici. La salma è stata già restituita ai familiari.

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All'accertamento tecnico irripetibile disposto dal sostituto procuratore era presente anche il consulente nominato dai congiunti della vittima, Guglielmo Benvenuti. Secondo l'avvocato Marcello Caddori, legale della famiglia Lobina, ci sarebbero state negligenze da parte dei soccorritori. "Lo avrebbero dovuto prelevare con la barella e non chiedergli di uscire di casa per raggiungere l'ambulanza", denuncia l'avvocato.

Lobina avrebbe percorso circa 200 metri in salita prima di raggiungere il mezzo, troppo grande per passare nella via dove si trova l'abitazione della madre della vittima che, emigrata da anni in Germania, era tornata di recente in Sardegna. Prima di arrivare all'ambulanza Lobina sarebbe caduto a terra perdendo conoscenza.

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Eppure la versione fornita dagli operatori del 118 nel primo interrogatorio non corrisponde a questa ricostruzione. Nessuno avrebbe chiesto al paziente di raggiungere l'ambulanza a piedi ma lo avrebbe deciso di sua iniziativa. Gli stessi operatori avrebbero raccontato di non essersi resi conto che l'uomo caduto a terra esanime a pochi metri dal mezzo di soccorso fosse il paziente che avrebbero dovuto trasferire a Cagliari. Quando se ne sono resi conto, hanno tentato di rianimarlo con un messaggio cardiaco manuale, senza defribillatore, ma per lui non c'era più nulla da fare. Seguito dai medici dell'Usca dopo la sua positività al coronavirus, era stato uno di questi, sabato pomeriggio, a segnalare problemi respiratori nel paziente e decidere il suo ricovero in ospedale.

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