Covid, lo sfogo di Vanessa Boi, infermiera: “Eravamo gli eroi in divisa acclamati da tutti”

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26 set 2020

“Sono passati quasi 7 mesi da quel giorno e siamo sempre con l'acqua alla gola, non ci sono più posti letto, i pazienti aspettano in pronto soccorso”

Di: Alessandro Congia

“Sono un'infermiera, spesso guardo il Covid in faccia e certe cose non posso ignorarle. No vax, no mask, negazionisti e complottisti vari non sono tollerabili. Meno cuori sui social, più buon senso nella vita reale”.

Vanessa Boi, 28 anni, infermiera, originaria di Esterzili ed attualmente in forza in uno dei Pronto Soccorso di un ospedale dell'Isola, è un fiume in piena. Sul suo profilo Fb, foto e testo come una sorta di ‘diario di bordo’, di chi combatte da ben 7 mesi l’incubo Covid e che quotidianamente

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soffre, forse in silenzio, ma poi sbotta e lo fa con la “rabbia” di chi sul fronte vede gli aspetti più crudi della pandemia: tra i letti di un ospedale. Ed il monito è sempre ed identico: "Usate mascherine e non scherzate col virus".

“Era il 4 marzo, esattamente di mercoledì. Dovevo fare il pomeriggio. Me lo ricorderò sempre, perché "la prima volta non si scorda mai". Era il 4 marzo la prima volta che ho indossato una tuta "anticovid", con grande riluttanza perché non volevo credere che fossimo arrivati a quel punto, che toccasse anche a noi. Da allora tute, visiere, facciali filtranti, calzari, ecc fanno parte di noi sempre, forse solo per un brevissimo periodo vi abbiamo rinunciato. Da allora per scelta raramente ho condiviso mie foto bardata.

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Eravamo gli eroi in divisa acclamati da tutti. In breve tempo tornati ad essere "esibizionisti", "quelli sono pagati per farlo", "si inventano il covid", "li ho visti non fanno niente, chiacchierano e prendono pure il caffè". Aggressioni, minacce, rispetto pari a zero. Proprio come prima, come prima del Covid. Peccato che come prima non ci sia proprio niente. Sono passati quasi 7 mesi da quel giorno e siamo sempre con l'acqua alla gola.

Non ci sono più posti letto – scrive Vanessa - i pazienti aspettano in pronto soccorso. È vero che il sistema non va bene, è vero che le gravi carenze negli ospedali e nella sanità territoriale ci sono e non sta a noi risolverli. È vero che negli ultimi giorni ci sono stati episodi gravissimi, ingiustificabili. Ma cavolo, è vero anche che ci siamo impegnati per far andare tutto esattamente come sta andando. Ognuno di noi ha la propria parte di responsabilità. Tutti, nessuno escluso. Puntiamo il dito, giudichiamo, ma ci siamo chiesti cosa stiamo facendo noi per migliorare la situazione? Ci siamo chiesti cosa abbiamo fatto per evitare il peggio? Non condanno nessuno, non è questo il mio messaggio. Il contagio può avvenire, in quel caso non fatene una vergogna, anzi siate ancora più responsabili e prudenti per voi e per i vostri familiari. Posterei una foto ogni giorno se servisse a destare gli animi, a risvegliare le coscienze e qualche neurone. Non vi si chiede di lavorare bardati per 10-12 ore. È necessario fare poche semplici cose - conclude Vanessa Boi - utilizzare la mascherina, lavarsi o igienizzarsi spesso le mani, mantenere le distanze, rispettare l'isolamento o la quarantena”.

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