Francesca Todde, laureata con 110 e lode: è sua la prima tesi sulle Stanze Rosa

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02 ott 2020

Ecco la studentessa in compagnia del rettore dell’Ateneo cagliaritano, Maria Del Zompo

Di: Alessandro Congia

“Non è possibile obbligare nel 2020 le donne a scegliere ancora tra la maternità, la famiglia e il lavoro, determinando una grave perdita per la società che, in questo modo, non può godere a pieno del contributo femminile”. Lo ha detto Maria Del Zompo, Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari, ricevendo questa mattina la prima tesi di laurea dedicata alle Stanze Rosa: si tratta del servizio istituito all’interno dell’ateneo che offre un ambiente accogliente dove consentire l’allattamento alle neo mamme e uno spazio fruibile dai bambini, che accompagnano i genitori alle lezioni. Un’opportunità pensata e realizzata proprio per consentire di proseguire il percorso di studi anche agli studenti e alle studentesse impegnati nella genitorialità.

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Ad elaborare e discutere la tesi – riportando 110 e lode - è stata Francesca Todde, neolaureata in Scienze pedagogiche: “La mia tesi di laurea sulla Stanza rosa è stata possibile grazie al contributo delle persone coinvolte nella realizzazione del servizio dell’Ateneo – ha detto - Abbiamo collegato la ricerca teorica con l’applicazione pratica dell’idea: la cura, la formazione dell’adulto pedagogista, i temi connessi”.

All’incontro erano presenti Claudia Secci e Laura Pinna, docenti che hanno accompagnato la dottoressa Todde nell’elaborazione della tesi, e Alessandra Orrù, responsabile del Settore politiche strategiche e rapporti istituzionali, che ha seguito tutto l’iter di attivazione delle Stanze Rosa, collegate alla Tessera Baby.

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Il Rettore Maria Del Zompo ha ricordato come nacque l’idea di istituire il servizio attivo dal 2016: “Fu una precisa richiesta di una studentessa mamma che ci convinse a partire – ha detto – Si trattava di garantire un servizio che non c’era e che - usufruito altrove - comporta una spesa notevole per i nostri iscritti e le nostre iscritte. Non è possibile obbligare - nel 2020 - le donne a scegliere tra la maternità, la famiglia e il lavoro, determinando una grave perdita per la società che in questo modo non può godere a pieno del contributo femminile”.

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