Sanità e liste d’attesa, Cinzia: “Costretta a curarmi nella sanità privata”

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12 lug 2024

La 39enne di Oristano, dopo essersi sottoposta a un intervento di asportazione di un tumore, ha una visita oncologica prenotata per il 27 settembre, ma le date disponibili per fare tac e risonanza sono l’11 novembre e il 27 marzo 2025

Di: Alessandra Leo

“Lo scorso anno sono stata operata a Verona, perché qui in Sardegna non c’era la possibilità di farlo, a causa di un tumore endocrino intramidollare attaccato ai nervi. Fortunatamente non era maligno, ma mi ha causato una lunga serie di problematiche. Ora devo tenermi assolutamente sotto controllo perché c’è un’alta possibilità di recidiva, quindi ogni sei mesi devo fare tac total body e risonanza magnetica. Ho la data per la visita oncologica in ospedale fissata per il 27 settembre, ma se vado a cercare le date disponibili tramite cup, in tutta la Sardegna non si trovano prima dell'11 novembre e il 27 marzo 2025. Dal momento che alla visita oncologica dovrò presentarmi con tutta la documentazione, dovrò fare questi esami a pagamento altrimenti rimandare la visita”.

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A parlare con ansia e preoccupazione è Cinzia Palmas, 39enne di Oristano, che ha affidato ai microfoni di Sardegna Live la propria storia.

Dopo l'intervento di rimozione del tumore, dovrà sottoporsi alle visite di controllo ogni sei mesi, presentandosi con referti di tac e risonanza che sarà costretta a fare privatamente perché il cup, che le i monitora quotidianamente, non dà disponibili le date in tempi utili.

Nonostante la situazione, Cinzia riconosce che purtroppo c’è chi si trova in condizioni peggiori: “Io fortunatamente lavoro e posso permettermi di fare visite nella sanità privata, ma il mio pensiero va a chi non ha la possibilità economica di farlo. Chi non ha uno stipendio come può permettersi di pagare una Tac o una risonanza?”, si chiede.

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“Prima che mi fosse diagnosticato un tumore, quando iniziai ad avere dolori alla schiena, ho fatto una serie di visite per capirne l’origine, tutte a pagamento perché la situazione mi stava quasi rendendo invalida, non riuscivo a camminare dai dolori e ho dovuto muovermi senza aspettare. Quel tumore, per quanto piccolo, crescendo avrebbe compresso sempre di più il canale midollare fino a farmi finire in sedia a rotelle”, racconta.

“Anche in quel caso mi sono rivolta fuori dalla Sardegna, tutto a mie spese, viaggio, hotel, taxi perché non potevo prendere mezzi pubblici visite pre operatorie e ringrazio ogni giorno di averlo potuto fare, seppur con sacrificio perché io ho tantissime patologie, tra cui l’endometriosi per cui sono seguita in Veneto.

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Se in quel periodo non avessi avuto la possibilità economica come avrei fatto? Sarei finita in sedia a rotelle e quanto sarei costata allo stato a quel punto?”.

“La gestione della sanità sarda andrebbe assolutamente rivista perché è assurdo che chi non ha la possibilità economica, nella mia condizione, rischi di finire in sedia a rotelle – prosegue – Inoltre le patologie ‘invisibili’, quelle per cui si fatica ad ottenere anche la diagnosi, sono le più difficili da curare, in primis perché molti medici quasi non credono ai pazienti quando parlano dei dolori e poi per i tempi lunghissimi che fanno sì che la malattia silenziosamente peggiori e porti a condizioni di non ritorno”.

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