Dopo 12 anni, scoperto l’autore dell’omicidio dell’anziano Giuseppino Carboni: è un pregiudicato di Orotelli

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04-11-2020

L'uomo è stato arrestato, fondamentale l’ausilio dell’Unita Delitti Insoluti è stato importantissimo nella risoluzione del caso

Di: Alessandro Congia

La Polizia di Stato di Oristano, coadiuvata da personale del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica di Cagliari, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, dopo la riapertura delle indagini relative al “cold case” inerente l’omicidio di Carboni Giuseppino, avvenuto a Soddì (nell’Oristanese) nel giugno 2020, ha tratto in arresto, in esecuzione della misura della custodia cautelare in carcere Mirko Marteddu, pregiudicato, classe 1981, residente in Orotelli.

La notte tra il 22 e 23 giugno 2008 l’arrestato, unitamente ad altri soggetti, allo stato non ancora identificati, dopo essere penetrato nell’abitazione dell’anziano al fine di commettere una rapina, dopo averlo malmenato, ne cagionava la morte mediante asfissia da soffocamento.

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L’uomo, dell’età di ottantasei anni, venne ritrovato la mattina dopo riverso sul suo letto, legato mani e piedi con delle corde e del nastro adesivo. A causarne la morte, oltre la frattura di varie costole, uno straccio di tela inserito nel cavo orale e ivi costretto da del nastro adesivo.

Le indagini si rivolsero da subito nei confronti di alcuni soggetti, residenti nel Nuorese, sospettati di aver commesso delitti analoghi in quegli anni in alcuni paesi della provincia di Oristano, ma non portarono alla identificazione degli autori del brutale delitto in questione.

Le stesse indagini vennero però riaperte qualche tempo fa dalla Procura Oristanese quando, a seguito delle risultanze ottenute dalle nuove investigazioni effettuate dalla Polizia di Stato nell’ambito di un progetto volto all’analisi dei cc.dd. “

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cold case”, si rilevarono elementi di prova inequivocabili che portarono alla identificazione di uno degli autori dell’omicidio.

Successivamente, vennero nuovamente analizzate tutte le tracce allora raccolte e personale della Polizia Scientifica, con un lavoro estremamente minuzioso, riuscì ad attribuire, a distanza di 12 anni dal delitto, due piccoli frammenti di impronta all’odierno arrestato.

In particolare, in una piccola impronta palmare presente sul rotolo di nastro adesivo utilizzato per immobilizzare la vittima, vennero individuati ben 21 punti di identità con l’impronta palmare dell’arrestato e in un frammento di impronta digitale rilevato su uno spezzone di nastro adesivo strappato dallo stesso rotolo, rinvenuto ancora attaccato alla guancia della vittima, utilizzato per imbavagliarla, ulteriori 11 punti attribuibili con certezza all’indagato.

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Le successive indagini condotte dalla Squadra Mobile di Oristano sui tabulati telefonici allora acquisiti, consentirono di collocare con certezza lo stesso soggetto all’interno dell’abitazione della vittima, proprio nel giorno e nell’ora dell’esecuzione dell’efferato delitto.

L’arrestato, nell’occasione, si portò al seguito il proprio telefono cellulare, col quale effettuò una telefonata della durata di pochi secondi verso un’altra utenza, verosimilmente per avvertire un altro complice presente all’esterno dell’abitazione del Carboni e garantirsi la fuga dal posto dopo la commissione del reato.

Da ulteriori indagini è poi emerso che l’odierno arrestato, qualche tempo prima del delitto, in un paio di occasioni, era stato visto proprio in prossimità della abitazione del Carboni, dove stava evidentemente effettuando, unitamente ad altro soggetto, i sopralluoghi del caso.

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Gli elementi così acquisiti dal gruppo investigativo della Polizia di Stato hanno consentito alla Procura della Repubblica, che ha coordinato le varie fasi della indagine, di richiedere ed ottenere dal Giudice per le Indagini Preliminari l’odierna misura cautelare.

La Polizia di Stato opera costantemente il vaglio dei fascicoli dei cosiddetti “cold case” per riesaminarli e poter rivalutare gli elementi raccolti alla luce delle innovazioni tecniche a disposizione.

Dal 2009 è stata per questo istituita, presso la Direzione Centrale Anticrimine, l'Unità Delitti Insoluti (Udi), composta da personale del Servizio Centrale Operativo e del Servizio Polizia Scientifica, che rappresenta l'organismo di riferimento per gli uffici investigativi della Polizia di Stato ed i Gabinetti di Polizia Scientifica, nel settore delle indagini sui delitti irrisolti.

L’Udi coordina e promuove, anche con partecipazione diretta, mediante utilizzo di nuova strumentazione ad alta tecnologia tutte le indagini sui cd. "casi freddi", effettuando approfondimenti professionali di alto livello ed esprimendo pareri tecnici sulle nuove metodologie di indagine. Anche in questo caso l’apporto dell’Unita Delitti Insoluti è stato importantissimo nella risoluzione del caso.

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