Cagliari. Terapia Intensiva Covid all’ospedale San Michele: il personale sanitario chiede garanzie sulla sicurezza e la gestione

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11-11-2020

"Vorremmo sapere come si intenda garantire l’assistenza delle patologie non covid non procrastinabili e cosa accadrebbe se il personale dovesse essere malauguratamente infettato o messo in quarantena"

Di: Redazione Sardegna Live

Cinquanta professionisti tra infermieri e medici appartenenti alla struttura di Anestesia e Rianimazione del Presidio San Michele scrivono una lettera indirizzata al Commissario Straordinario Az. Brotzu, al Direttore Sanitario Az. Brotzu e all’Assessore alla Sanità.

“Nel documento formalizzano importanti perplessità e incertezze in merito all’apertura all’interno del blocco operatorio del terzo piano del San Michele di una Terapia intensiva per pazienti Covid positivi con sintomatologie respiratorie che non necessitano nessun intervento sanitario che possa offrire loro l’ospedale San Michele”, spiegano Diego Murracino e Marino Vargiu (Sindacato Nursing Up), Fabio Sanna e Antonina Usala (Sindacato Uil).

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“L’Azienda Brotzu – continuano - non dispone del personale necessario per garantire contemporaneamente gli interventi specialistici di emergenza e urgenza che la rendono unica nel panorama regionale e la gestione di una nuova terapia intensiva per pazienti covid con sintomatologia respiratoria”.

Nella lettera i medici e infermieri precisano: “Il ricovero di pazienti con infezione da SARS-cov2 presso l’ospedale San Michele era stato ipotizzato solo in caso di concomitanza di altra patologia pertinente a discipline esclusive del nosocomio (neurochirurgia, cardiochirurgia, chirurgia pediatrica, chirurgia vascolare, chirurgia del bacino, emodinamica, radiologia interventistica, trapianti, altro), e non per il trattamento primario della malattia respiratoria covid-19”.

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“Oggi – si legge ancora - ci sembra di assistere ad una brusca inversione di rotta: le risorse del San Michele sembrano illimitate, e oltre a tutto quello di cui già ci facciamo esclusivo carico si ritiene che potremmo permetterci di curare anche i covid-19; addirittura potrebbe verificarsi che parte del nostro personale venga distratto verso rianimazioni covid di altri ospedali. A questo punto vorremmo sapere come, pur con prestazioni limitate alle sole urgenze, si intenda garantire l’assistenza delle patologie non covid non procrastinabili e cosa accadrebbe se, come successo altrove, il personale dovesse essere malauguratamente infettato o messo in quarantena”.

Nursing Up e Uil condividono il contenuto della missiva in quanto coerente con le iniziative sindacali già in essere e chiedono all’Assessorato alla Sanità “di disporre tempestivamente il trasferimento dei pazienti attualmente ricoverati presso il blocco operatorio del terzo piano del San Michele per garantire ai pazienti cure adeguate nei centri di terapia intensiva dedicati esclusivamente ai pazienti covid.

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