In piazza, a Cagliari e Sassari, “l’esercito dei lavoratori” delle imprese di pulizia e servizi integrati

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12-11-2020

Mobilitazione, insieme a Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti regionali, delle maestranze che attendono risposte

Di: Alessandro Congia

Manifestazione, (duplice), nell’Isola, in piazza del Carmine a Cagliari (dalle 10 alle 13), l’altra in piazza Italia, davanti alla Prefettura di Sassari, con medesimi orari, fissata per venerdì 13 novembre 2020, dove anche Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti regionali aderiscono, con lo sciopero per tutto il turno di lavoro, alla mobilitazione nazionale indetta per tutelare i lavoratori delle imprese di pulizia e servizi integrati in attesa da sette anni di vedersi rinnovare il contratto, in particolare quella paga oraria rimasta ferma a sette euro lordi.

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Il grido dei lavoratori

Poste, Prefettura e Uffici Giudiziari sono stati scelti come luoghi simbolo della protesta ma è importante ricordare che si tratta di attività che vengono svolte anche in tutti gli ospedali della Sardegna.

Sono 6mila i lavoratori sardi coinvolti nella nuova protesta che segue le iniziative territoriali delle ultime settimane e la grande manifestazione del 21 ottobre scorso, in risposta all’indisponibilità delle associazioni datoriali e delle imprese del settore (Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e Servizi, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi, Agci Servizi) a rinnovare il contratto collettivo nazionale.

“I lavoratori dei servizi in appalto di pulizia e sanificazione svolgono un ruolo essenziale – hanno detto i segretari regionali Nella Milazzo (Filcams Cgil), Monica Porcedda (Fisascat Cisl) e Vincenzo Di Monte (Uiltrasporti) - hanno lavorato in prima linea durante il lockdown senza avere alcun riconoscimento e, anzi, rappresentano purtroppo quel lavoro povero di diritti, di sicurezza, di stabilità“.

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Le categorie sottolineando inoltre, che nemmeno la grave situazione vissuta per l’emergenza sanitaria e lo sforzo straordinario compiuto dai lavoratori, hanno determianto un miglioramento delle loro condizioni e delle complessive carenze del settore”.

Per giunta, con la pandemia molte imprese hanno incrementato in modo consistente lavoro e fatturato ma continuano a sfruttare il senso di responsabilità, il grande impegno, i sacrifici, la professionalità e la dedizione di centinaia di migliaia di lavoratori, per il 70% donne, con salari esigui (circa 7 euro lordi l’ora), orari spesso ridotti, carichi di lavoro pesanti e condizioni di lavoro difficili in molte realtà. “In questo scenario – concludono all'unisono, Milazzo, Porcedda e Di Monte - è inaccettabile che si continui a impedire il rinnovo del contratto nazionale che finora ha permesso a molte imprese risparmi milionari”.

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