Blitz dei carabinieri nel Nuorese: 5 arresti. Appalti rifiuti pilotati: l'ombra della mafia in Sardegna 

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11-04-2017

Cinque persone arrestate e altre sottoposte

Di: Redazione Sardegna Live

Cinque persone arrestate e altre sottoposte ai domiciliari e a obbligo di dimora.

E’ questo attualmente il bilancio del blitz dei carabinieri effettuato dalle prime luci dell'alba in diversi paesi delle province di Nuoro, Oristano e Cagliari volto a smantellare un’organizzazione criminale di tipo mafioso.

L'operazione, denominata "Terra bruciata", è condotta dai carabinieri della Compagnia di Tonara e del Nucleo operativo ecologico di Cagliari.

Tra il 2010 e il 2015 hanno incendiato una decina di auto-compattatori in vari paesi del centro Sardegna con un unico obiettivo: far fuori le ditte concorrenti nelle gare d'appalto per lo smaltimento dei rifiuti solidi e urbani in almeno due comuni della provincia di Oristano, Santu Lussurgiu e Baratili San Pietro.

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Una banda in odore di mafia è stata sgominata dai carabinieri della compagnia di Tonara e dagli specialisti del Noe di Cagliari. Tre le persone arrestate, di cui due ai domiciliari, e altre due colpite da obbligo di dimora. Le accuse contestate dalla Dda di Cagliari e fatte proprie dal Gip, vanno dall'associazione per delinquere di stampo mafioso fino a minacce, danneggiamenti, incendi e turbativa d'asta. A capo del sodalizio, secondo la ricostruzione fornita in conferenza stampa a Nuoro dai capitani Andrea Di Nocera e Angelo Rubechini, c'era Giovanni Maria Firinu, 58 anni, dipendente della ditta Ecoservice, di Santu Lussurgiu, finito in carcere.

Mentre Massimo Settefonti, 46 anni, anche lui di Santu Lussurgiu, e Giuseppe Amato, di 50, di Torre Annunziata, parti attive dell'organizzazione, sono ai domiciliari.

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Quest'ultimo si occupava a Napoli anche delle revisioni degli auto-compattatori praticando un prezzo speciale.

Al vaglio degli inquirenti, nella città partenopea, c'è la posizione di alcuni pubblici ufficiali della Motorizzazione civile. Gli obblighi di dimora sono scattati per Franca Pani, direttrice della ditta Ecoservice, e per Gonario Moro, dipendente dell'impresa Moro di Oniferi specializzata nello smaltimento dei rifiuti.

Una dozzina in tutto gli indagati, tra cui la moglie di Firinu, Francesca Piras, amministratrice della Ecoservice. L'associazione a delinquere di stampo mafioso è stata contestata in particolare a Firinu, Settefonti, Pani e Piras.

Tutto inizia a Tonara nel 2010 con l'incendio di alcuni auto-compattatori della ditta di smaltimento rifiuti di Redento Poddie: poi per 5 anni una escalation di attentanti in molti paesi del centro Sardegna, Torpè, Paulitatino, Buddusò e Santu Lussurgiu. Stesse modalità e unica regia per fiaccare la concorrenza e aggiudicarsi tutti gli appalti dei rifiuti.

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Ne è convinta la Dda di Cagliari che oggi all'alba ha coordinato una vasta operazione anticrimine condotta dai carabinieri di Tonara e del Noe del capoluogo sardo: smantellata l'organizzazione accusata di aver pilotato le gare.

"Le intimidazioni, le minacce e i danneggiamenti con modalità mafiose - ha spiegato ai giornalisti il capitano della compagnia di Tonara, Andrea Di Nocera - facevano sì che le altre ditte si ritirassero dalle gare e partecipasse sempre la stessa impresa di Santu Lussurgiu". "Da reati di ordinaria amministrazione - ha fatto notare il capitano del Noe, Angelo Rubechini - i colleghi di Tonara sono riusciti a vedere oltre e a scoprire reati più grossi". Non solo.

"Le persone coinvolte nell'organizzazione - ha sottolineato lo specialista dell'Arma - interravano i rifiuti tossici nell'agro di Santu Lussurgiu. Una condotta che oltre al danno ambientale, è risultata lesiva nei confronti degli operatori virtuosi che sostenevano costi onerosi per lo smaltimento".

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