Covid, 25 giorni di isolamento non hanno spento gli occhi verdi di Alba
La 12enne di Pattada racconta la sua esperienza alle prese col virus. “Mentre ero chiusa in camera il giorno di Natale è arrivato il regalo più bello. Mamma mi ha detto: aspetto un bambino”
Di: Pietro Lavena
Gli occhi verdi di Alba penetrano il plexiglass che divide la sua cameretta dal mondo. Sorride serena, e forse un pizzico vanitosa, perché per una piccola donna di 12 anni le foto iniziano a essere un rito al quale non ci si può presentare impreparati.
Da quasi un mese il Covid le impedisce di varcare la soglia di quella stanza di pochi metri quadri, costringendola giorno dopo giorno, ora dopo ora, a cercare le soluzioni più interessanti per ingannare il tempo che le manca per tornare alla vita. Chissà quante volte ha riascoltato la sua playlist musicale e rivisto i suoi film preferiti, compresa l’intera saga di Harry Potter (ha un debole per Draco Malfoy).
Il focolaio di coronavirus che ha investito a dicembre il paese di Pattada non ha fatto distinzioni anagrafiche. Funziona così a ogni latitudine. Ha angosciato anziani e bambini, giovani e adulti, offendendo anche l’incondizionata spensieratezza di Alba che una mattina, mentre si preparava per andare a scuola, ha scoperto che l’amica con cui era entrata in contatto il giorno precedente aveva la febbre. “Resta in camera”, è stato l’invito prudente della madre che si stava già attivando per programmare un test che facesse chiarezza sulle sue condizioni di salute. L’esito negativo di un primo tampone rapido non è bastato ai genitori, che si son convinti ad aspettare ancora qualche giorno e sottoporre la figlia a un secondo controllo prima di tirare un sospiro di sollievo. Una scelta assolutamente coscienziosa, specie alla luce dell’esito dell’esame, quello più amaro: positivo. “
Grigie giornate di attesa e tutte uguali fra loro, per Alba? Niente di tutto ciò. Sulla sua clausura è subito piovuto l’incontenibile amore di mamma Teresa e papà Giacomo, dei fratellini Raimondo e Tommaso e di una innumerevole tribù di zie e zii, cugini e amici che la hanno tempestata di videochiamate, messaggi e pensierini. “Quando ho saputo di essere stata contagiata ho pianto – racconta la bambina –, poi ho pensato: non sono stata a contatto con nessuno, l’importante è che la mia famiglia stia bene e che stia bene io, e in quei giorni effettivamente non avevo sintomi. Poi solo un po’ di dolore alle gambe e mancanza di gusto e olfatto per due giorni. Rispetto ad altri amici positivi tutto sommato non sono stata male”.
Cosa ti manca più di tutto? “La prima cosa che farò una volta guarita sarà correre giù e riabbracciare la mia famiglia. Mi mancano quelle cose che prima davo per scontate come vedere i nonni e le zie, è brutto non poter stare con loro. Per fortuna mi sono stati vicini anche a distanza. Non c’è stato giorno che non mi abbiano chiesto cosa volessi da mangiare, facendomi avere dolci di ogni genere. Quando li vedo in videochiamata è bellissimo”. Una presenza costante che ha addolcito il lungo isolamento reso ancora più gravoso dal Natale ormai alle porte.
“La mattina del 25 dicembre – ricorda divertita – sentivo dei rumori provenire da dietro la porta della mia cameretta, ma non capivo cosa stesse succedendo. All’improvviso mi hanno chiesto di aprire la porta, e quando l’ho fatto mi sono resa conto che avevano montato un pannello trasparente,
“Non vedevo l’ora di ricevere questa notizia – Alba non sta nella pelle –. Quando mamma me l’ha comunicata ho iniziato a urlare di felicità. Mi è stata di grande aiuto perché erano giorni in cui ero particolarmente stanca, da quel momento non ho pensato ad altro se non a
Ti manca la scuola? “Sì, ma in questo momento mi sento insicura e avrei paura di tornare in presenza. Preferirei aspettare che la situazione si normalizzi un po’ prima di tornare dietro i banchi”. Ti fa onore il modo in cui hai affrontato questa esperienza, Alba. Ai bambini come te, che hanno vissuto il contagio con più difficoltà e oggi sono un po’ giù di morale, cosa vorresti dire? “Quando mi dicevano: ‘poverina, come fai a stare in questa situazione?’ io pensavo: c’è gente che sta peggio. Stavo bene, vedevo la mia famiglia e ci sentivamo. Questo mi ha aiutato tanto. Non era così brutta come cosa.
Per la piccola Alba, che custodisce nel suo nome la straordinaria potenza della luce che promette di irradiarsi e quindi della vita e della rinascita, tornerà presto a sorgere la normalità delle piccole cose. Il profumo del vento, il chiasso delle corse per strada. Rincontrerà il calore di mamma, l’abbraccio del padre, il sorriso divertito dei fratellini, lo sguardo commosso dei nonni, l’entusiasmo di amici e compagni di scuola. La meraviglia di un’adolescenza che le si sta appena mostrando all’orizzonte, e alla quale andrà incontro conservando il ricordo di un’avventura che le ha permesso di scoprire, ancora bambina, il valore delle cose più grandi e più belle della vita.