Mauro Pili (Unidos): "La Dia conferma il rischio di infiltrazioni mafiose in Sardegna"

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19 gen 2017

"I detenuti legati alla 'ndragheta sono un pericolo per le infiltrazioni della malavita organizzata in Sardegna. La denuncia è contenuta nell'ultima relazione della Dia, depositata alla Camera dei deputati".

Di: Redazione Sardegna Live

"I detenuti legati alla 'ndragheta sono un pericolo per le infiltrazioni della malavita organizzata in Sardegna. La denuncia è contenuta nell'ultima relazione della Dia, depositata alla Camera dei deputati".

Lo rileva il deputato di Unidos Mauro Pili che ha presentato una risoluzione sullo stato della Giustizia in Sardegna nell'ambito della relazione del ministro Orlando. Nel documento - respinto dall'Aula di Montecitorio - il parlamentare sollecitava la revoca della decisione di trasferire in Sardegna gran parte dei detenuti legati alla criminalità organizzata anche alla luce delle denunce degli stessi inquirenti antimafia.

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"La direzione investigativa antimafia - spiega Pili - afferma che 'la presenza negli istituti penitenziari sardi di soggetti affiliati alla 'ndrangheta non è da escludere possa favorire contatti con esponenti della criminalità locale anch'essi sottoposti a regime detentivo'. Nella stessa relazione la Dia scrive: 'anche l'esecuzione di appalti pubblici nelle diverse province sarde, soprattutto nel settore delle infrastrutture stradale e del risanamento idrogeologico potrebbe tendenzialmente attrarre l'interesse dei gruppi criminali calabresi' - denuncia il parlamentare che aveva già paventato il pericolo di infiltrazioni - le affermazioni della Dia sono di una gravità inaudita perché confermano quanto denuncio e sostengo da anni sullo sbarco dei più efferati criminali nelle carceri in Sardegna".

Pili sostiene che "l'Isola finora è risultata estranea a fenomeni di questo tipo, ma il trasferimento di tali detenuti comporta un rischio altissimo come la possibilità che le stesse famiglie possano trasferirsi in Sardegna pur di stare a contatto diretto e costante con i propri congiunti detenuti. Tutto questo sta avvenendo nel più totale silenzio delle istituzioni, da quelle nazionali a quelle regionali".

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