Assalti ai portavalori: ecco come hanno agito i capi dell'organizzazione Giovanni Olianas e Luca Arzu

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19 dic 2016

L'ex vicesindaco, mostrandosi più prudente rispetto ad Arzu, non ha mai ostentato un tenore di vita al di sopra delle proprie possibilità ufficiali

Di: Redazione Sardegna Live

Un resort da favola, situato in una rinomata località turistica dell’Ogliastra, 6 appartamenti sulla costa gallurese, un’autovettura e un motociclo, conti bancari e polizze assicurative: un patrimonio milionario riconducibile ai 2 capi della banda di rapinatori smantellata, la primavera scorsa, dalla Polizia di Cagliari e di Nuoro e dalla Guardia di Finanza di Nuoro: si tratta dei beni di Giovanni Olianas, l’ex vicesindaco di Villagrande Strisaili, e del pluripregiudicato Luca Arzu.

Si chiude così il secondo capitolo di una delle più importanti operazioni anticrimine condotte dalle Forze di Polizia in Sardegna sotto la direzione della D.D.A. di Cagliari. Dopo i 23 arresti eseguiti lo scorso 19 marzo, oggi Fiamme Gialle e Polizia sequestrano il “tesoro” della banda, frutto di venti anni di efferate azioni criminali e traffici illeciti.

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Le verifiche sugli spostamenti dei flussi di denaro, avviati due anni fa all’unisono con le attività di appostamento, pedinamento e intercettazione, secondo quanto accertato dagli investigatori, hanno consentito di dimostrare come Olianas e Arzu, con la complicità di parenti e amici oggi arrestati, siano riusciti nel tempo ad accumulare ricchezze su ricchezze.

L’ex vicesindaco, mostrandosi più prudente rispetto ad Arzu, non ha mai ostentato un tenore di vita al di sopra delle proprie possibilità ufficiali, ossia le entrate dichiarate al fisco. Uno stipendio fisso da impiegato forestale, qualche gettone di presenza per l’attività politica, una casa dignitosa ma senza sfarzi, una macchina vecchia di dodici anni e qualche gita in montagna: nessuna particolare esagerazione. A tradirlo, però, sono state alcune piccole disattenzioni che le Fiamme Gialle hanno colto tra le righe di migliaia di pagine di documenti bancari. È parso davvero strano, infatti, agli investigatori che Olianas, nonostante i tre figli e una moglie casalinga da mantenere, non effettuasse mai prelievi dal conto corrente sul quale gli veniva mensilmente accreditato lo stipendio da lavoratore dipendente. In realtà, quelle risorse non venivano toccate perché il denaro necessario al sostenimento delle spese quotidiane era già disponibile in contanti, nascosto tra le mura domestiche dentro buste sigillate.

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Il suo compare, imprenditore turistico ed ex avvocato, R.S., anche lui oggi ai domiciliari, diverse volte avrebbe cercato di metterlo in guardia, suggerendogli di prelevare un tot al mese, almeno 400 euro, così come sarebbe emerso da un’intercettazione: “Te l'ho sempre detto e non tre mesi fa, te l'ho sempre detto, spendilo non lasciarlo fermo così, non devi lasciarlo, perché ti diranno, tu, hai una famiglia...fanno due conti, non è verosimile, lei ha tre figli, bo....a carico...da dove li tira fuori i soldi per campare...”.

A tutto ciò si aggiunge il ruolo di proprietario occulto che Olianas ha rivestito, tramite la moglie casalinga, anche lei ai domiciliari, nella società cui fa capo il lussuoso complesso alberghiero “Ogliastra Beach”, struttura oggi sequestrata, impiegata, secondo gli investigatori, per “lavare” i proventi delle rapine. Secondo quanto ricostruito dalla polizia e guardia di finanza, la gestione del resort era affidata a R.S., imprenditore turistico, prestanome dell’Olianas, dal quale acquisiva le direttive e riceveva le ingenti somme di denaro da riciclare. R.S. faceva, però, ricorso ad Olianas per i motivi più disparati: solo qualche mese prima dell’arresto del compare, l’imprenditore turistico si era a lui rivolto affinché gli procurasse una pistola dotata di silenziatore da utilizzare per regolare un conto in sospeso.

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Risale al 1988 l’acquisto da parte di R.S. di 40 ettari di terreno su cui in futuro sarebbe poi sorto il complesso dell’Ogliastra Beach.

S.R. ai tempi lo pagò 400 milioni di lire.

Luca Arzu, invece, a fronte di redditi per poche migliaia di euro all’anno, si dava a spese sfrenate per, così come ricostruito dai finanzieri e poliziotti, costosi soggiorni a Venezia e settimane bianche in rinomate località sciistiche, per la ristrutturazione di appartamenti (tutti sequestrati), per investimenti all’estero (tramite un commercialista suo complice, anche lui da

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