Desulese sottoposto a fermo per la rapina da circa 6 milioni di euro

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04-11-2016

Nel pomeriggio di ieri il personale della Squadra Mobile di Cagliari ha eseguito il fermo di indiziato di delitto disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari nei confronti di

Di: Francesca Melis

Ieri pomeriggio, gli agenti della Squadra Mobile di Cagliari hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto, disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari, nei confronti di un 47enne di Desulo, Sebastiano Silvio Peddio, domiciliato a Elmas, accusato di essere coinvolto nella rapina del 21 marzo 2014 che aveva fruttato circa 6 milioni di euro.

Il fermo, hanno riferito gli investigatori, è scaturito dalle operazioni di esecuzione di misura cautelare a carico della guardia giurata

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Giuseppe Levanti, presunto basista, e dalle perquisizioni effettuate su persone a lui collegate.

Quel 21 marzo, intorno alle ore 15, un commando, formato da oltre sette persone armate e mascherate, aveva assaltato il furgone portavalori della Vigilanza Sardegna, partito dalla sede di Cagliari e diretto a Nuoro con circa 6 milioni di euro.

Il furgone era stato scortato da un altro blindato. Giunto in prossimità del chilometro 37 della SS 131, a Serrenti, il furgone era stato costretto ad arrestare la marcia a causa di un autoarticolato che ostruiva la carreggiata.

Contemporaneamente anche al blindato di scorta era stata inibita ogni tipo di manovra da parte di due autovetture che lo seguivano. I due furgoni erano stati circondati dai rapinatori che avevano intimato alle guardie di scendere dai mezzi: tre malviventi si erano occupati del primo furgone e, per rendere più concreta la propria azione e vanificare qualsiasi tipo di reazione, avevano sparato a distanza ravvicinata (con armi da guerra) contro i vetri del furgone, ferendo lievemente due delle guardie.

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L’equipaggio del secondo furgone era stato costretto ad arrendersi sotto la minaccia di una scatoletta da cui spuntavano dei fili elettrici, appoggiata sul vetro del blindato a dimostrazione di un possibile ordigno esplosivo.

Alcuni malviventi avevano proceduto all’effrazione del caveau del primo furgone mediante una troncatrice e, prelevati i cartoni e le borse con il denaro, si erano allontanati dal luogo non prima di avere tentato di appiccare il fuoco ai veicoli utilizzati.

I mezzi rubati, tranne il camion, sono risultati rubati tra il nuorese e il nord Sardegna. Quello utilizzato per la fuga, un Fiat Doblò, è stato rinvenuto incendiato, a distanza di giorni, nella zona di Siliqua, a dimostrazione di una probabile base logistico-operativa in quei luoghi.

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Le immediate indagini da parte della Squadra Mobile della Questura di Cagliari, attraverso tabulati telefonici e attività tecniche, avevano consentito di individuare delle utenze telefoniche, cosiddette citofono, attraverso le quali i rapinatori avevano comunicato nel corso della giornata dell’assalto.

Una di queste utenze era stata poi attribuita a Levanti attraverso un certosino lavoro di comparazione dei dati telefonici indicati.

Subito dopo la rapina le utenze “riservate” smisero di funzionare, ma ulteriori risultanze hanno permesso di identificare altri soggetti, potenzialmente coinvolti, e attribuire i ruoli in merito alla rapina alla fase di programmazione.

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Le attività tecniche avrebbero mostrato che la guardia giurata si sarebbe posta come basista fornendo le informazioni necessarie per eludere i nuovi sistemi di blocco dei caveau dei furgoni, mentre un desulese sarebbe stato incaricato di convogliare le notizie a un “gruppo locale”, verosimilmente quello che si appoggiava in aziende di Vallermosa, Decimoputzu e Siliqua, ed al referente di un “gruppo d’assalto” ogliastrino, poi identificato nella persona di un noto pregiudicato talanese, ex latitante.

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