Pregiudicato ucciso per errore: arrestati padre e figlio

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10 ott 2016

Una frase su Facebook letta come un insulto, una risposta immediata, un'altra chat aperta su whatsApp. Altri insulti. Poi l'appuntamento per regolare i conti, la lite in strada e alla fine la vendetta finita nel sangue.

Di: Redazione Sardegna Live

Una frase su Facebook letta come un insulto, una risposta immediata, un'altra chat aperta su whatsApp. Altri insulti. Poi l'appuntamento per regolare i conti, la lite in strada e alla fine la vendetta finita nel sangue.

Ma sull'asfalto, nel cortile al numero 4 di via Pertusola, nel quartiere cagliaritano di Is Mirrionis, non c'è l'autore del messaggio offensivo, ma solo un suo conoscente, ucciso per errore e forse per aver cercato di calmare gli animi di tutti.

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Un delitto maturato in poco più di un'ora quello di Alessandro Picci, il 47enne pregiudicato ucciso ieri pomeriggio. In cella sono finiti Martin Aru, 24 anni, accusato di omicidio volontario, e il padre Massimiliano, di 48, che lo avrebbe accompagnato durante la spedizione punitiva. Gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, e i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale, guidati dal capitano Michele Cappa, sono riusciti a ricostruire l'intricata vicenda che ha portato al delitto.

A scatenare la rabbia di Martin Aru è un post pubblicato su Facebook alle 14.45 circa di ieri: "Potete avere macchine e soldi, ma la mia opinione rimarrà sempre la stessa". Il 24enne - pare che recentemente avesse vinto 100 mila euro - risponde: "Pidocchi siete e pidocchi rimarrete".

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La discussione passa da Facebook a whatsApp, in una chat alla quale avrebbero preso parte Aru, l'autore del post e gli amici comuni. Il dialogo da virtuale si trasforma in reale, quando il giovane decide di incontrare l'avversario che lo avrebbe insultato sui social. Si presenta in via Pertusola con la fidanzata per il chiarimento, ma la discussione degenera in aggressione a cui partecipano l'autore del messaggio, il fratello e altri ragazzi del quartiere.

Aru fugge con la fidanzata e, rientrato a casa, decide di vendicarsi. Torna dopo pochi minuti nella stessa via Pertusola insieme al padre: lui nella cintola dei pantaloni nasconde una pistola calibro 7.65 illegale, il padre è armato di frusta. Nel cortile, però, ad attenderli non trovano più l'autore del post, ma il fratello e Alessandro Picci. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Picci aveva un appuntamento con i due fratelli.

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Non è chiaro cosa sia accaduto a quel punto, se ci sia stato un ulteriore confronto. Aru comunque prende la pistola e preme il grilletto, mirando contro il fratello dell'autore del presunto messaggio infamante. Il giovane si getta a terra dal lato di Picci, che viene raggiunto dalla pistolettata in bocca e muore. Martin Aru fugge, lasciando il padre in zona, raggiunge la casa della fidanzata e qui racconta tutto.

A quanto pare non sa di aver ucciso Picci e viene convinto a costituirsi. Intanto la notizia del delitto fa il giro del quartiere e i parenti della vittima decidono di vendicarsi a loro volta andando a casa di Aru dove trovano il padre, lo aggrediscono e danneggiano la sua auto, fermandosi solo con l'intervento dei carabinieri.

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