Politica. L'aria che tira

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19 gen 2013

Di: Redazione Sardegna Live

C’è una scheggia di pragmatismo nel Movimento 5 stelle oppure il voto al Senato dei grillini (peraltro non decisivo, ma comunque significativo) è da vedere come un atto di ribellione verso il loro capo padre-padrone, il quale tra l’altro ha già minacciato di espulsione gli adepti del dissenso?

La risposta a queste domande coinvolge più gli addetti della politica che non i comuni cittadini. I primi risponderanno certamente con i loro calcoli, le loro strategie e alchimie, con l’occhio attento e rivolto, come dicono sempre all’unisono e solo a parole, verso l’interesse comune. I secondi, i cittadini, restano eternamente secondi in tutto. Costretti ad eleggere i nominati della politica, aspettano ancora una volta, tra paura, speranza, rassegnazione, ma anche disperazione, quella che sarà la loro sorte. Vogliono soltanto un governo che appena formato si occupi immediatamente dei problemi più urgenti: occupazione, lavoro e giustizia sociale, a partire dalle classi più deboli.

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Altro che tradimento dei grillini verso il capo! Se i veri traditi saranno i cittadini, quella che oggi è paura potrebbe diventare violenza, quella che da tempo è disperazione potrebbe trasformarsi ancora di più in una degenerazione individuale e collettiva di cui le cronache ci hanno già fatto testimonianza di tristi e inquietanti episodi. La classe politica uscita dalle elezioni, in questi giorni è impegnata per dare un governo all’Italia, deve lavorare sentendosi braccata da questa drammatica realtà del Paese.

C’è da crederci, la maggior parte dei cittadini, oggi, aspetta comunque con fiducia i passi della politica, confidando non su quanto si è visto finora, piuttosto su una situazione che ha ormai toccato il fondo. Si deve risalire, non si può peggiorare, pena il disastro, di fronte al quale nessuno potrebbe sopravvivere, neanche i politici più accecati dal loro egoismo. Insomma, stavolta l’aria sembra davvero da ultima spiaggia.

Ci possiamo contare, sarà il Presidente della Repubblica Napolitano a spiegare ai partiti in ritardo sul comune sentire che il tempo dei giochi è finito, che non ci saranno più appelli rassicuranti. Insomm

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