Fertility day. La sindaca di Villamassargia al ministro Lorenzin: "Che pena la tua campagna"

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02 set 2016

"Clessidra, fertilità, procreazione: immagini e parole forti che su una donna precaria generano frustrazione e imbarazzo. Leggendo il piano del ministero della Salute quasi ci sentiamo in dovere di scusarci perché abbiamo perso tempo a studiare, invece di pensare a far figli".

Di: Redazione Sardegna Live

"Clessidra, fertilità, procreazione: immagini e parole forti che su una donna precaria generano frustrazione e imbarazzo. Leggendo il piano del ministero della Salute quasi ci sentiamo in dovere di scusarci perché abbiamo perso tempo a studiare, invece di pensare a far figli".

Debora Porrà è sindaca di Villamassargia, centro di una delle province più povere d'Europa, il Sulcis. Dove, ricorda all'ANSA, "in nome della razionalizzazione, e neanche a farlo apposta, è stato chiuso il reparto di maternità di uno degli ospedali del territorio, il Santa Barbara di Iglesias".

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Ecco, "il ministro dovrebbe occuparsi di migliorare il sistema sanità, perché non penso sia compito dello Stato intervenire sulle scelte personali delle persone".

La sindaca ha deciso - "in realtà mi è venuto spontaneo", spiega - di far sapere ciò che pensa al ministro Beatrice Lorenzin. E oggi le ha indirizzato una lettera aperta sul progetto informativo del Piano nazionale per la fertilità: campagna di comunicazione e Fertility day.

"Sono una sindaca di 33 anni e nella mia vita ho conseguito un titolo di studio accademico, ho un lavoro e sono madre di una bambina di 4 anni: le scrivo per farle sentire la voce di un popolo che ha tanti bisogni".

"Tra gli obiettivi del mio mandato - sottolinea Debora Porrà - c'è l'apertura di un asilo nido comunale". Ebbene, "è stato appurato che oggi non ci sono risorse per finanziarlo: se mancano servizi come gli asili, al lavoro bisogna rinunciare", con conseguente "mortificazione della capacità produttiva di uomini e donne".

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Quindi, leggere sul Piano nazionale per la fertilità frasi del tipo 'l'attuale denatalità mette a rischio il welfare', quando è vero esattamente il contrario, ma anche che 'la crescita del livello di istruzione per le donne ha avuto come effetto anche il ritardo nella formazione di nuovi nuclei familiari', ecco, si tratta di frasi anche più offensive della campagna promossa".

Le parole sono importanti, "specie quelle della lingua italiana, assenti purtroppo nella comunicazione del Fertility day, come amore, famiglia e cultura. Il bene comune, più che la fertilità, sarebbe che tutti avessero le stesse opportunità per effettuare delle scelte non condizionate dal bisogno.

Nella prossima campagna di comunicazione vorrei l'immagine delle opportunità per donne e uomini e nessuna clessidra, cicogna o smiles tra i piedi. Abbiamo bisogno di altro". (ANSA).

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