La strage di San Pantaleo. Morire bruciati nel fuoco

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31 ago 2016

Il dolore, col tempo, trova spazio nel silenzio ma non nel riposo.

Di: Redazione Sardegna Live

Il dolore, col tempo, trova spazio nel silenzio ma non nel riposo.

E’ sempre li, dove la memoria lo ha scolpito: tra le pareti del cuore che proteggono chi non c’è più.

Il tempo addolcisce il dolore, quando il dolore diventa una parte di noi, quando le persone che abbiamo amato continuano a vivere dentro di noi.

Il 28 agosto 1989 è una data che spegne il sorriso e tinge di lutto la memoria.

Chi c’era ricorda le immagini strazianti, le sofferenze inaudite, il coraggio e la forza dei soccorritori che misero a repentaglio la loro vita per salvare quella degli altri.

Nuvole di fumo chiudevano la vista all’orizzonte.

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L’aria trasportava l’odore del fuoco che passava, che si schiantava in gola fino a soffocare.

Quel maestrale travolgeva di morte la Gallura, dipingeva di rosso colore il cielo, rosso come il sangue che pioveva.

Tredici morti uccisi dal vento che soffiava sul fuoco, prigionieri di un destino colpevole, come le mani assassine che lo appiccarono spinte da malvagità.

“In memoria di chi perse la vita nel rogo” San Pantaleo non ha mai dimenticato le vittime di quella strage.

GIUSEPPE aveva 2 anni.

MARIA ANNUNZIATA di anni ne aveva 30 e aspettava un bambino.

MARIA PIA, 51 anni.

FILIPPO e BARBARA, fratello e sorella, rispettivamente di 10 e 16 anni.

PAOLA non pensava di dover morire a 44 anni. Nemmeno ANNA, e neppure ERICA che di anni ne aveva 55.

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ELISABETH e HELMUT erano coetanei, 38 anni ciascuno.

E poi GUIDO, GIOVANNI e FRANCESCA: anche loro stati inghiottiti dalle fiamme di agosto, nella stagione del mare e del sole.

I loro nomi rimarranno scolpiti per sempre nella memoria del cuore, come la poesia che incornicia le rocce di San Pantaleo.

Attraversando il futuro, chi è rimasto ha portato con se l’immagine di quei volti, ha ascoltato le “voci di dentro” che continuano a dialogare, ha accarezzato l’intimità di chi cerca il conforto in una preghiera.

San Pantaleo non dimentica.

E oggi si stringe anche intorno alle popolazioni colpite dal terremoto.

Perché solo chi ha sofferto tanto può capire il dolore degli altri.

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