La reazione dell'Italia alle minacce dell'Isis

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12-03-2015

Dopo le pesanti minacce provenienti dalla Libia, sembrerebbe che l'Italia sia ormai nel mirino dell'Isis. Questo è quello che si legge in una sorta di documento programmatico dell'Isis intitolato "The Islamic State 2015", che circola in rete e che, a quanto pare, dichiarerebbe i futuri programmi dei terroristi.

Di: Redazione Sardegna Live

Dopo le pesanti minacce provenienti dalla Libia, sembrerebbe che l’Italia sia ormai nel mirino dell’Isis. Questo è quello che si legge in una sorta di documento programmatico dell’Isis intitolato "The Islamic State 2015", che circola in rete e che, a quanto pare, dichiarerebbe i futuri programmi dei terroristi. Il documento è stato scritto per lo più in un inglese non perfetto ed è ritenuto dagli analisti che lo hanno esaminato "di chiaro stampo propagandistico".

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Si presume sia stato concepito prevalentemente per portare nuovi combattenti al gruppo terroristico ed invogliarli al combattimento. "Cominceremo a sparare missili verso il cuore dell'Europa, come vendetta per quanto patito dai nostri fratelli in Siria", queste alcune delle affermazioni riportate nel testo.

Il documento, in particolare, prospetta un attacco da tre fronti con "l'accerchiamento dell'Europa" e la sua "cattura" da parte del "Califfato Islamico Globale": "da ovest (Spagna), dal centro (Italia, nello specifico Roma) e da est (Turchia, Costantinopoli/Istanbul)", come si legge nella didascalia della cartina dove l’Italia e Roma sono cerchiate di rosso. E nel conflitto immaginato dal testo attribuito all'Isis arriverà anche il momento dell'ingresso di truppe di terra in Italia "per appoggiare i musulmani oppressi d'Europa". Una prospettiva agghiacciante insomma, ma non tanto credibile, almeno non facilmente realizzabile.

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Le prime minacce

Le prime minacce contro l’Italia sono state pronunciate nel video diffuso dall’Isis dove viene mostrata la decapitazione di 21 cristiani copti sulle coste libiche, davanti al Mediterraneo, che si conclude con il mare che si tinge di sangue. Ma un gruppo di esperti di comunicazione e montaggio televisivo ha sollevato dubbi sull'autenticità delle immagini. Secondo gli esperti sarebbe infatti evidente un lavoro di post produzione, dimostrato da diversi indizi: l’eccessiva altezza dei boia rispetto alle vittime, le diverse orme lasciate sulla sabbia, il rumore del mare che pare essere soltanto un suono registrato utilizzato già altre volte, e il mar Mediterraneo che si tinge di rosso sarebbe un effetto speciale realizzato per mezzo di un computer.

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Nonostante la discussa originalità delle immagini, secondo gli esperti è possibile che l’uccisione purtroppo sia effettivamente avvenuta, ma non in quella spiaggia; e che i terroristi abbiano utilizzato una tecnica per replicare sullo sfondo le immagini della costa libica. Probabilmente l’Isis ha dovuto ricorrere a questi trucchi per vari motivi: per esempio, eliminando gli ostaggi in luoghi chiusi non possono essere geolocalizzati; oppure un’altra spiegazione sarebbe il fine propagandistico, cioè usare quelle tecniche per accentuare i modi spietati e terrorizzare i nemici.

Risposte del governo Italiano

Dopo una prima reazione eccessiva e le dichiarazioni dei ministri Gentiloni e Pinotti, che sembravano parlare di una guerra imminente, attualmente gli annunci di un conflitto in Libia sono stati congelati. Il Premier Matteo Renzi ha dichiarato che qualsiasi operazione deve essere valutata in ambito internazionale. Ma il nostro Paese ha già iniziato un intervento contro l’organizzazione dei terroristi islamici.

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Il decreto sul terrorismo e le missioni all'estero all'esame della Camera prevede un finanziamento di 132 milioni di euro, tra gennaio e settembre 2015, “per la partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica dell’Islamic State in Iraq and the Levant“.

E ancora: “il dispositivo nazionale messo a disposizione della Coalizione prevede una componente aerea, con connessa cellula di supporto a terra, con compiti di ricognizione sul territorio iracheno, esclusa la partecipazione diretta

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