Covid: virus ai volontari sani, primi dati sulle dosi sicure

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03-02-2022

Sono pronti i risultati della prima sperimentazione al mondo nella quale il virus Sars-CoV-2 è stato intenzionalmente trasferito in un gruppo di volontari sani

Di: Redazione Sardegna Live

Condotto in Gran Bretagna, lo studio ha individuato la dose sicura da trasferire ai volontari. Studi del genere, chiamati human challenge trial, hanno l'obiettivo di accelerare la sperimentazione di farmaci e vaccini, ma sollevano anche molti problemi etici. La ricerca è pubblicata sulla piattaforma Research Square, che accoglie gli articoli che non hanno ancora superato l'esame della comunità scientifica e i risultati sono anticipata dalla rivista Nature sul suo sito. Alla sperimentazione, condotta dall'University College di Londra, hanno partecipato 36 volontari sani di età compresa fra 18 e 29 anni, ai quali il virus è stato trasmesso per via intra-nasale.

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Circa la metà di essi che avevano ricevuto una piccola dose del virus non hanno avuto l'infezione, fra chi è stato invece contagiato, alcuni non hanno avuto sintomi e altri hanno avuto mal di gola, naso che cola, perdita di gusto e olfatto. Lo studio human challenge era stato proposto dagli autori della sperimentazione già all'inizio della pandemia con l'obiettivo di accelerare la ricerca sui vaccini, ma parte del mondo scientifico giudicava la sperimentazione troppo rischiosa. Solo nell'ottobre 2020 è iniziato il reclutamento dei volontari e i test sono stati avviati all'inizio del 2021. Secondo quanto riporta il sito di Nature, ogni volontario ha ricevuto oltre 4.500 sterline come rimborso per le due settimane di quarantena trascorse nel Royal Free Hospital di Londra.

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I primi volontari hanno ricevuto una dose molto piccola del virus che circolava nel Regno Unito all'inizio del 2020, pari a quella contenuta in una singola gocciolina emessa respirando. Lo stesso gruppo di ricerca, coordinato da Christopher Chiu, dell'Imperial College di Londra, prevede di iniziare un secondo human challenge trial con la variante Delta del virus. Per l'infettivologo Matt Memoli, dell'Istituto americano per le allergie e le malattie (Niaid), sentito da Nature, lo studio è stato condotto in modo corretto e sicuro.

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