Amazzonia: record di incendi, 72mila da gennaio. Marina Silva: “Situazione fuori controllo”

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23 ago 2019

L'agenzia spaziale brasiliana (Inpe) ne ha contati 9.500, scoppiati solo nell'ultima settimana

Di: Ansa – AskaNews e Lapress

E' record di incendi in Amazzonia: l'agenzia spaziale brasiliana (Inpe) ne ha contati 72.000 da gennaio, 9.500 dei quali scoppiati solo nell'ultima settimana.

Lo riferisce la Bbc. L'incremento rispetto allo scorso anno è dell'84%, si tratta del dato più alto dal 2013, quando iniziarono le rilevazioni del fenomeno. Lunedì scorso, il fumo degli incendi ha oscurato per oltre un'ora i cieli di San Paolo. I critici accusano la politica ambientale del presidente Jair Bolsonaro, che punta sullo sviluppo invece che alla conservazione. Le impressionanti immagini di incendi in Amazzonia hanno scatenato in Brasile una bufera contro Jair Bolsonaro, che corre soprattutto sui social network. All'origine di tutto i dati pubblicati dall'Inpe, l'istituto nazionale per la ricerca spaziale, che ha annunciato che l'Amazzonia brasiliana è andata in fumo a un ritmo più veloce da quando Bolsonaro si è insediato alla presidenza a gennaio: nel 2019 l'Inpe ha registrato oltre 74mila incendi, il numero più alto da quando le rilevazioni sono cominciate nel 2013. Ma non solo: lunedì pomeriggio la metropoli di San Paolo è stata ricoperta da una nube nera dovuta alle fiamme che stavano mandando a fuoco terreni degli Stati di Amazzonia e Rondonia a oltre 2.700 chilometri di distanza, mentre l'Inpe riferiva anche di oltre 9.500 incendi registrati nelle foreste da giovedì scorso, perlopiù in Amazzonia.

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Ad aggravare la situazione, poi, le dichiarazioni di Bolsonaro: in risposta alla pubblicazione dei dati, mercoledì il presidente brasiliano di estrema destra ha insinuato che a provocare i roghi possano essere state delle ong, per reagire al taglio dei finanziamenti deciso dal suo governo. Così, proprio mentre il Brasile ospita a Salvador de Bahia la settimana del clima, una riunione regionale sul cambiamento climatico coordinata dall'Onu a cui partecipano 3mila delegati di 26 Paesi, l'hashtag #PrayforAmazonas mercoledì è diventato su Twitter un trending topic mondiale. L'indignazione corre principalmente sui social (dove tuttavia sono state condivise anche molte foto di incendi non attuali o non relative all'Amazzonia), ma non solo: una valanga di critiche a Bolsonaro è giunta da scienziati, ong per la tutela dell'ambiente in Amazzonia nonché popolazioni indigene, che contestano il suo sostegno allo sviluppo delle coltivazioni agricole e allo sfruttamento minerario in zone protette. Solo qualche giorno fa Norvegia e Germania, i due principali contribuenti del 'Fondo Amazzonia' del governo brasiliano per finanziare la protezione della foresta, avevano sospeso le loro donazioni in aperta polemica con le posizioni del presidente.Già a luglio Bolsonaro si era scontrato con il direttore dell'Inpe, Ricardo Galvão, accusandolo di mentire sulle dimensioni della deforestazione dell'Amazzonia e di provare a minare il suo governo. E il 2 agosto Galvão aveva annunciato il suo siluramento a seguito della disputa. Adesso Bolsonaro si è scagliato contro gli scienziati dell'Inpe sostenendo che i dati "non sono collegati alla realtà" e accusandolo di danneggiare l'immagine del Paese all'estero. E ha aggiunto le insinuazioni contro le ong, senza citare alcuna prova: "Si potrebbe trattare, sì, potrebbe, ma non lo affermo, di azioni criminali di queste ong per attirare l'attenzione" contro di me, contro il governo brasiliano. È la guerra che affrontiamo", ha detto Bolsonaro. "Abbiamo ritirato i soldi alle ong. Ricevevano il 40% delle sovvenzioni dall'estero. Non ce le hanno più. Abbiamo posto fine ai finanziamenti pubblici" alle ong, ha proseguito. Bolsonaro argomenta che gli incendi in Brasile si verificano spesso nella stagione secca. Ma spesso i roghi vengono appiccati nel tentativo di deforestare illegalmente per fare spazio a ranch per l'allevamento del bestiame e gli ambientalisti accusano il presidente di aver incoraggiato questa pratica. La deforestazione, inoltre, è ritenuta dagli esperti anche causa degli incendi: per Paulo Moutinho, ricercatore dell'Istituto di ricerca ambientale sull'Amazzonia (Ipam), la deforestazione è la "causa principale" dell'aumento degli incendi nell'Amazzonia brasiliana. Moutinho ha spiegato ad AFP la situazione come segue: "Storicamente gli incendi sono legati all'avanzata della deforestazione, insieme a periodi di intensa stagione secca. Ma nel 2019 non c'è stata una siccità così grave come negli anni precedenti, mentre c'è un aumento notevole degli incendi. Dunque tutto indica che la stagione secca non sia affatto il fattore predominante. Se ci fosse stata più siccità sarebbe stato molto peggio".

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La situazione in Amazzonia, devastata dalla deforestazione e dagli incendi, è "fuori controllo" e ciò che avviene è un "crimine contro l'umanità". È quanto denuncia l'attivista ecologista brasiliana Marina Silva, accusando il governo di ultradestra del presidente Jair Bolsonaro di permettere una "azione sfrenata" che colpisce un ecosistema vitale per il pianeta. La ex candidata alle presidenziali, in visita a Bogotà, in un'intervista con AFP giovedì, ha affermato che il gigante latinoamericano ha il know-how e la tecnologia per domare gli incendi, che a suo parere in realtà divorano la foresta per la "negligenza" della squadra di Bolsonaro.

Marina Silva, che è stata ministra dell'Ambiente dal 2003 al 2008 sotto il presidente di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva (2003-2010), ha aggiunto che è in corso la formazione di un movimento per esigere che il Parlamento scarti le iniziative legislative "contrarie" alla protezione della natura. Insignita del prestigioso premio Goldman Environmental nel 1996, considerato il Nobel verde, Marina Silva ha criticato pesantemente Bolsonaro, ritenendo che ciò che avviene in Amazzonia, il cui 60% è situato in Brasile, costituisca un "crimine contro l'umanità".

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