Inquinamento sulla 131 all’altezza di Sardara. Ciusa (M5S): “Bonificare l’area”
Il Consigliere regionale: “La Regione vigili sulle nuove analisi dell’Anas”
Di: Antonio Caria
Anche il Movimento Cinque Stelle scende in campo contro il rischio inquinamento ambientale lungo il tratto della statale 131 meglio noto come “Canale dei veleni”.
Nei giorni scorsi, infatti, il consigliere regionale del M5S Michele Ciusa, firmata anche da Desirè Manca, Alessandro Solinas e Roberto Li Gioi, ha presentato una mozione per sollecitare nuovi controlli e fare definitivamente chiarezza sulle condizioni dei terreni che costeggiano la strada lungo il tratto costruito con i materiali di risulta della miniera d’oro di Furtei.
“Oggi apprendiamo dalla stampa che L’Anas ha avviato l’iter per esaminare i terreni e le acque del canale sulla 131 alla ribalta delle cronache in questi giorni. Già due giorni fa ho presentato in Consiglio regionale una mozione in cui ho chiesto alla Giunta di pretendere dall’Anas nuove e scrupolose indagini per poter dare risposte certe ai cittadini residenti nella zona. Oggi, alla luce degli sviluppi della vicenda, guardo con favore alla tempestiva risposta dell’Anas e spero che i risultati possano arrivare in tempi brevi”, queste le sue parole.
“Nel frattempo – aggiunge Ciusa – non smetterò di vigilare e di chiedere di fare altrettanto alla Giunta. Chi coltiva quelle terre, chi utilizza quell’acqua ha pieno diritto di sapere quali sostanze compongano la distesa di fango giallastro ben visibile sotto il cavalcavia della 131 all’altezza del Comune di Sardara. È necessario accertare la gravità del fenomeno e capire se siano presenti, e in quali concentrazioni, inquinanti come arsenico, cianuro, mercurio, acido solforico, cadmio e altri materiali pesanti usati come reagenti per l’estrazione dell’oro. Un pericolo che riguarda un tratto della statale di circa 11 chilometri”.
Chiesta anche la bonifica dei terreni e delle strutture interessate per scongiurare possibili pericoli per la salute dei cittadini e danni all’ambiente.
“La reazione tra il materiale utilizzato e l’acqua sembra aver prodotto un liquido altamente corrosivo – conclude Ciusa –. Nonostante i risultati delle ultime analisi fatte da Anas, che sembrerebbero escludere la contaminazione da metalli delle acque sotterranee, è urgente disporre nuovi controlli e nuove analisi. Rimandare non è più possibile. Quel percolato di dubbia composizione si trova a ridosso di terreni coltivati, oliveti e vigneti. Il rischio contaminazione è altissimo, ed è da arginare prima che sia troppo tardi”.
