Alcol e droga costano 8,3 mld l'anno, 1 euro in cure ne fa risparmiare 4

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11 ott 2023

In Italia sono oltre 250mila gli utenti in carico ai servizi per le dipendenze

Di: Adnkronos

Roma, 11 ott. (Adnkronos Salute) - La gestione delle dipendenze da sostanze stupefacenti e da alcol costano ogni anno all'Italia 8,3 miliardi complessivi, di cui 7 per le droghe e 1,3 miliardi per l'alcol, senza considerare i costi indiretti (perdite di produttività), i costi della patologie in parte riconducibili all’abuso di alcol, e al valore del 'mercato' delle sostanze stupefacenti stimato in circa 15,5 miliardi. Il tutto per un impatto economico complessivo pari a 22,5 miliardi, l'1% del Pil italiano. I dati arrivano dal primo Rapporto sull' "impatto sociosanitario ed economico delle dipendenze in Italia", realizzato dall'Osservatorio sull’impatto socio-economico delle dipendenze (Oised) del Crea Sanità, dal quale spicca un dato su tutto: per 1 euro speso nella presa in carico sociosanitaria delle persone dipendenti se ne risparmiano 4 di spesa complessiva.

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E ancora. Nel dettaglio, la spesa complessiva per l’assistenza prettamente sanitaria - spiega l'Oised nel rapporto presentato oggi - sfiora i 2,3 miliardi di euro, di cui oltre 1,5 per la presa in carico nei Ser.D (Servizi per le dipendenze), in aumento nel post pandemia del +6% rispetto al 2019. La spesa è diversa da regione a regione, con un gap di spesa pro capite pari a 10 volte tra la Regione con la spesa più alta e quella con la spesa più bassa: si va da un massimo di 146,5 euro a un minimo di 14,1 euro. Inoltre - emerge dal rapporto - un tossicodipendente ha un costo diretto per il sistema Paese pari a circa tre volte quello di un soggetto con dipendenza da alcol. Rapportando il dato alla popolazione, il rapporto tra i due fenomeni sale a oltre cinque volte: si passa da 21,6 euro pro-capite per la dipendenza da alcol a 118,4 euro per quella da stupefacenti.

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"Servono azioni sugli standard organizzativi, sulla presa in carico precoce degli utenti, sulla continuità del trattamento attraverso un potenziamento dell’aderenza allo stesso - avvertono gli esperti Oised - potenziando anche la sfera psicosociale, ma per farlo servono ulteriori risorse, che però generano poi, complessivamente, risparmi per la società". Nell'analisi infatti si valuta che le azioni finalizzate a contenere gli 'esiti del fenomeno' rappresentino un investimento: per ogni euro investito per la presa in carico socio-sanitaria (farmaci, incremento visite etc.) il risparmi stimato è di almeno 4 euro. Stesso discorso per i risparmi ottenibili con una riduzione del ricorso alla detenzione a favore di pene alternative, quali inserimenti in strutture riabilitative, che consentirebbero un risparmio annuo di 59 milioni di euro per ogni punto percentuale di riduzione dei casi 'a rischio'.

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In Italia - ricorda il rapporto Oised - sono oltre 250mila gli utenti in carico ai servizi per le dipendenze: 65,9% tossicodipendenti, 24,6% alcolisti, 6% con dipendenza da gioco d’azzardo, 3% da tabagismo e 1,3% con altre dipendenze (internet, social, sex addiction ecc.). Analizzando le dipendenze maggiori, per quella da stupefacenti, prevalgono i maschi (86% degli 'utenti'), gli italiani (92,6% rispetto al 2,8% di soggetti provenienti dall’Africa Settentrionale e 4,6% da Paesi americani e asiatici) e i giovani: circa il 60% si concentra nella fascia d’età 35-54 anni, il 18,5% in quella 25-34 anni e il 16,9% in quella 55-64 anni. Anche tra gli alcolisti prevalgono gli uomini: il rapporto è di 3,7 maschi per 1 femmina, oltre il 70% degli utenti trattati ha un’età compresa tra 30 e 59 anni; un terzo si concentra nella fascia d’età 50-59 anni mentre i giovani under 30 rappresentano il 7,5%.

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In Italia, al 2022, risultano attivi 570 servizi pubblici per le dipendenze (SerD), articolati in 612 sedi: in media 1 SerD ogni 100mila abitanti; il Molise è la Regione con più SerD (2,1 per 100mila abitanti) mentre la Provincia autonoma di Trento quello con meno SerD (0,2). Friuli-Venezia Giulia e Lazio hanno un valore inferiore a 0,8, e Piemonte e Puglia un valore superiore a 1,5. Nel periodo 2015-2022, il numero di SerD in rapporto alla popolazione si è ridotto dell'11,2% ogni 100mila abitanti. Questo soprattutto nel Nord: Pa di Trento, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte hanno registrato una diminuzione rispettivamente del -67,4%, -49,6% e -37,9%. Aumento invece in Sardegna e Molise, (+64,1% e +23,3%).

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Per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri associati a diagnosi di patologie droga-correlate, nel 2022 sono stati 19.623 : l’89,3% (17.515) in acuzie, il 10,2% (1.997) in riabilitazione e lo 0,6% (111) in lungodegenza. Oltre l’80% sono in tre discipline: il 62,6% in psichiatria, il 10,1% nei reparti di recupero e riabilitazione funzionale e l’8,5% in medicina generale. A livello regionale, la Valle d’Aosta, con 59,7 ricoveri, registra il tasso più alto, la Campania, con 9,3, il più basso. Il ricorso all’ospedalizzazione è maggiore tra gli uomini: 42,4 ricoveri ogni 100mila maschi rispetto a 16,1 per le femmine. Per la dipendenza da alcool, invece, nel 2022, risultano in carico presso i servizi di alcologia 12,4 utenti (ogni 10.000 abitanti), in riduzione del -7,4% rispetto al 2015.

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Sia per gli stupefacenti che per l’alcol, all’ospedale si accede spesso in emergenza-urgenza. Oltre il 60% degli accessi al Pronto soccorso per entrambi i fenomeni avviene con l’intervento del servizio 118. Per le droghe, nel 2022 si sono registrati 8.631 accessi al Pronto soccorso (per abuso droghe o psicosi da sostanza psicotrope): 13,9 accessi medi ogni 100mila abitanti. Il 42% ha riguardato persone tra 25-44 anni e quasi il 10% minorenni. Al 51% degli accessi al pronto soccorso è stata attribuita la diagnosi di psicosi indotta da droghe. Il livello di accesso massimo, 18,4 accessi ogni 100.000 abitanti, è nel Nord-Ovest, il minimo nel Mezzogiorno (6,2). L’accesso al Pronto soccorso nel 2022 ha visto un incremento del 31% rispetto al 2021.

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Per l’alcol, sono stati effettuati 29.362 accessi al Pronto soccorso, pari a 59,6 ogni 100mila abitanti, con il valore massimo nel Nord-Est (93,5) e il minimo (21,3) nel Mezzogiorno. Il 53,6% degli accessi è associato a un codice di triage verde (poco critico), il 32,0% a un codice giallo (mediamente critico), l’11,1% ad un codice bianco (non critico), il 2,5% a un codice rosso e lo 0,12% al decesso, mentre il 10,3% dei pazienti è ricoverato dal pronto soccorso in reparto e il 7,1% in Obi (Osservazione breve intensiva).

Alla luce dell’alto impatto del fenomeno delle dipendenze, a livello organizzativo, giudiziario ed economico, Oised auspica una serie di misure: l'applicazione dei recenti standard organizzativi al fine di allineare l’offerta al fabbisogno 'reale'; l'introduzione di percorsi di presa in carico degli utenti, trasversali tra servizi pubblici (ambulatoriali e ospedalieri), del privato sociale (servizi a bassa soglia, residenze e semi residenze, comunità etc.) e carcere, al fine di aumentare il numero di nuovi utenti che i SerD possono prendere in carico prevenendo così esiti e implicazioni a livello sociale (incidenti, denunce, etc.); garantire continuità nella presa in carico, in particolare per i detenuti stranieri messi in libertà; attenzione alle fasce di età giovanili e garanzia equità di trattamento; l'adozione di azioni per aumentare l’aderenza al trattamento, anche riducendo lo stigma, quali il potenziamento dell’approccio psicosociale, il ricorso ai recenti approcci farmacologici.

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