L'Alzheimer si eredita? Più rischi se lo ha avuto la mamma, lo studio

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17 giu 2024

Per l'Alzheimer la familiarità conta

Di: Adnkronos

Milano, 17 giu. (Adnkronos Salute) - L'Alzheimer si può ereditare? E se sì, chi rischia di più fra coloro che hanno casi di malattia in famiglia? Un gruppo di scienziati del Mass General Brigham (Usa) ha cercato di rispondere a queste domande, confermando che per l'Alzheimer la familiarità conta e scoprendo che le probabilità di sviluppare la forma più comune di demenza cambia in base a quale genitore ne ha sofferto: il pericolo, in particolare, è maggiore per le persone la cui madre - non importa quando nel corso della vita - ha manifestato sintomi di Alzheimer. Il rischio di ammalarsi è risultato più alto anche se questi sintomi sono presenti in famiglia da parte sia di mamma che di papà, oppure se li ha sviluppati il padre, ma precocemente. Lo studio è pubblicato su 'Jama Neurology'.

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Gli autori hanno esaminato la storia familiare (parenti con sintomi di Alzheimer, anche senza una vera e propria diagnosi) di 4.400 uomini e donne di età compresa tra 65 e 85 anni, senza problemi cognitivi, coinvolti in un trial clinico per la prevenzione dell'Alzheimer (Anti-Amyloid Treatment in Asymptomatic Alzheimer's o A4). Tramite imaging hanno valutato i livelli cerebrali di proteina amiloide, biomarcatore della malattia di Alzheimer, osservando appunto che "la storia familiare materna di una persona, rispetto a quella paterna, potrebbe avere un impatto diverso sul rischio di accumulare amiloide nel cervello". Alcune ricerche lo avevano suggerito già in precedenza, ma su numeri molto più piccoli.

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Dal nuovo lavoro sul campione dello studio A4 emerge che, "se i partecipanti avevano una storia familiare" di Alzheimer "da parte di madre, veniva osservato un livello di amiloide più alto", riferisce il neurologo Hyun-Sik Yang, autore corrispondente dello studio per il quale ha collaborato con altri colleghi del Mass General Brigham e con scienziati della Vanderbilt University e di Stanford. "Non importa a che età la madre ha iniziato a sviluppare sintomi", precisa la neurologa Mabel Seto, prima autrice: indipendentemente da quando sono cominciati i problemi cognitivi di mamma, questi erano associati a livelli maggiori di amiloide nei figli. L'eredità del padre, al contrario, pesava sulla prole soltanto quando i sintomi erano insorti presto: "Avere solo una storia paterna di disturbi della memoria a esordio tardivo non era associato a livelli di amiloide più elevati", chiariscono gli autori.

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Anche considerando che l'Alzheimer tende ad essere più diffuso nelle donne, "da un punto di vista genetico è davvero interessante vedere come un sesso contribuisce a un rischio che l'altro non comporta", evidenzia Seto.

Gli scienziati citano alcuni limiti del lavoro. Per esempio il fatto che i genitori di alcuni partecipanti erano morti giovani, prima di poter eventualmente sviluppare disturbi cognitivi. O che la maggioranza delle persone valutate era bianca non ispanica, quindi i risultati dello studio potrebbero non valere per altre etnie. Inoltre, fattori sociali potrebbero fare la differenza nel riconoscere o meno i sintomi spia di Alzheimer. Nuove ricerche verranno dunque condotte, anche per capire come la storia familiare influenza concretamente il declino cognitivo e l'accumulo cerebrale di proteina amiloide nel tempo, e perché il Dna materno gioca un ruolo nel rischio Alzheimer.

Per la neurologa Reisa Sperling, coautrice dell'articolo e ricercatrice principale dello studio A4, i nuovi dati potrebbero tradursi presto in novità nella pratica clinica. "Questo lavoro - afferma - indica che l'ereditarietà materna della malattia di Alzheimer può essere un fattore importante per identificare le persone asintomatiche da coinvolgere negli studi di prevenzione, attuali e futuri".

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