Pillole di Bellezza: il Medioevo

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03 gen 2022

“Ha il corpo ben fatto, i fianchi stretti, il collo più bianco della neve su un ramo. I suoi occhi sono grigio-azzurri, il viso chiarissimo, la bocca gradevole e il naso regolare. Ha le sopracciglia brune, la fronte ampia, i capelli riccioluti e biondissimi. Alla luce del giorno sono più luminosi dell’oro” (Marie de France, riferendosi all’ideale di bellezza del 1100 d. C.)

Di: Alessandra Leo

Durante il Medioevo, la morale cristiana impose costumi rigorosi e di castità che si riflettevano nella vita di tutti i giorni, tra cui la cura del corpo. Tutto ciò che riguardava bellezza e vanità veniva considerato diabolico e sacrilego quindi, quando si pensa alla donna medievale, si ha l’immagine di una bellezza dimessa, timorata di Dio, con poca cura dell’estetica.

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La Chiesa giocò sì un ruolo fondamentale nel determinare usi e costumi di uomini e donne durante i secoli “oscuri” ma, come accade oggi, non sempre i preconcetti cristiani venivano seguiti alla lettera.

La cura dei capelli

Le donne italiane non sono mai state in prevalenza bionde, ma i rapporti con le popolazioni germaniche diffusero la moda dei capelli dorati nella penisola. Quasi tutte le donne si schiarivano i capelli con una mistura di tuorlo d’uovo, zafferano, fiori di ginestra e corteccia di sambuco, mentre le nobildonne tagliavano i capelli ai giovani paggetti biondi per indossarli e camuffare la chioma scura, pratica antenata delle moderne extension.

Inizialmente il monito della Chiesa ebbe la meglio sulle acconciature, imponendo cuffie e veli che nascondessero totalmente i capelli per le donne e capelli tagliati in tondo per gli uomini.

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Con il passare del tempo, ciò non impedì che si diffondesse l’uso di pietre preziose su chiome che arrivavano fino alle ginocchia.

La cura di viso e corpo

Per mantenere il viso pulito e radioso, si utilizzava l’acqua addizionata con ingredienti naturali in base a ricette riportate su antichi manuali o derivate dalla saggezza popolare. La donna medievale odiava quanto noi la peluria, e per questo utilizzava una ceretta a base di arsenico e calce viva, o inseriva un ago rovente nel bulbo pilifero per bruciare l’origine del pelo.

I bagni pubblici vennero imputati dalla Chiesa di essere focolai del vizio, facendo in parte decadere le consuetudini igieniche: i bagni privati venivano utilizzati raramente, meno di una volta alla settimana, e soprattutto da malati e convalescenti.

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Quotidianamente ci si lavava le parti esposte: viso e mani.

Il make up

Le restrizioni dettate dalla Chiesa influirono anche sul make up delle donne, che in quel periodo diminuì drasticamente, ma le dame, amanti della pelle chiarissima, si servivano dei cosmetici per ottenerla.

La pelle diafana era considerata simbolo di nobiltà, mentre avere la pelle scura significava svolgere lavori all’aperto e quindi essere di una bassa classe sociale. Per schiarire la pelle venivano utilizzate delle paste simili agli attuali fondotinta, composte da ossidi di mercurio o argento misti a grassi vegetali o animali. Sulle guance si applicava polvere di zafferano mentre le labbra venivano colorate con radice di noce.

Gli occhi non venivano truccati se non raramente dalle nobildonne. Era molto apprezzata la fronte alta e bombata, quindi le sopracciglia venivano completamente depilate.

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