Carceri, detenute sarde costrette al trasferimento per osservazione psichiatrica: “Rischiano il totale isolamento”

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23 lug 2019

Il punto di vista di Maria Grazia Caligaris, Socialismo Diritti Riforme

Di: Alessandro Congia

“L’assenza di un Reparto di Osservazione Psichiatrica per le donne negli Istituti Penitenziari sardi pesa gravemente sulle detenute e le loro famiglie facendo venire meno il principio della regionalizzazione della pena e limitando gravemente i colloqui settimanali e gli affetti. Un aspetto quest’ultimo particolarmente importante per persone fragili e spesso a grave rischio suicidario”.

Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, avendo appreso dai familiari del trasferimento a Barcellona Pozzo di Gotto della loro figlia M.S., 35 anni, per effettuare un mese di osservazione psichiatrica disposto dal Tribunale di Cagliari per un eventuale pronunciamento di incompatibilità alla detenzione.

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“In Sardegna – osserva – assistiamo troppo spesso a situazioni paradossali che mettono in crisi anche la Magistratura. Sono stati infatti realizzati quattro nuovi Istituti Penitenziari con un notevole investimento ma non sono stati dotati dei necessari strumenti per una diagnosi psichiatrica al femminile. In particolare sono state costruite ex novo due Case Circondariali, a Cagliari-Uta e a Sassari-Bancali, dove sono state trasferite le detenute, prima ospiti anche di Nuoro e Oristano. Si tratta complessivamente di 41 donne su 2189 detenuti che dispongono solo di una sezione femminile senza centro clinico. L’assenza di celle collocate in un’area apposita per la valutazione psichiatrica comporta l’impossibilità da parte dei Magistrati di poter assegnare, quando si renda necessaria, l’osservazione in Sardegna”.

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“Particolare perplessità ha espresso la madre della detenuta – sottolinea Caligaris – che ha voluto manifestare il suo disappunto con una toccante lettera in cui tra l’altro esprime viva preoccupazione per le condizioni psicologiche della figlia, per la lontananza dalla famiglia e per le modalità in cui è avvenuto il trasferimento”.

“Mia figlia – ha scritto E.M. – è stata trasferita senza vestiario e biancheria intima, senza denaro. Per tre giorni, fino a che non ha potuto telefonare, non sapevamo neppure dove si trovava. Ciò nonostante la sua legale Herica Dessì si sia prodigata per avere notizie. Una situazione che ci ha provocato profonda angoscia. Soltanto oggi è partito il pacco con il suo vestiario. Tutto questo non ci sembra rispondere a condizioni adeguate per una persona con gravi problemi di equilibrio psichico. Sappiamo che nostra figlia soffre moltissimo l’allontanamento dai familiari e temiamo per la sua incolumità”.

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“Non riteniamo – conclude la presidente di SDR – che le carceri della Sardegna debbano distinguersi per questa ulteriore pecca. Rivolgiamo quindi un appello ai rappresentanti istituzionali ed in particolare ai Parlamentari affinché anche l’isola possa disporre di almeno una cella per l’osservazione psichiatrica delle detenute mettendo fine una volta per tutte a queste soluzioni gravose, destabilizzanti per le persone affette da disturbi psichici e per i loro familiari e contrarie a principi sanciti dalla norma costituzionale e dall’ordinamento penitenziario”.

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