Allarme detenuti psichiatrici, Cireddu (Uil-Pa): "Il repartino ospedaliero al Santissima Trinità? Usato come deposito attrezzi"

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31 lug 2019

La Uil-Pa Polizia Penitenziaria denuncia una situazione paradossale, tra le problematiche ‘nuove’ è cronica come sempre anche la carenza dell'organico degli agenti

Di: Alessandro Congia

Il braccio di detenzione per i detenuti in regime del 41bis? Ancora chiuso, come pure inesistenti gli alloggi per il personale del Gom (gruppo operativo mobile della Polizia Penitenziaria) che dovranno gestire quel settore, ma ciò che è più grave é che i repartini ospedalieri per i malati psichici, realizzati a suo tempo dall'amministrazione penitenziaria ad Santissima Trinità, a Is Mirrionis, sono stati utilizzati come deposito attrezzi. Non ultima nota dolente, la carenza cronica degli agenti in servizio a Uta e gli automatismi fuori uso per le aperture e chiusure dei varchi di sicurezza detentiva.

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Una ‘visita ispettiva’ del quartier generale della Uil regionale e nazionale, all'interno della casa circondariale di Cagliari – Uta, è servita per focalizzare ancora una volta i problemi specifici nella struttura, attiva da 5 anni, che ha di fatto sostituito Buoncammino.

“E’ assurdo e abbastanza grave – denuncia Michele Cireddu, Uil-Pa Polizia Penitenziaria Sardegna – che i repartini ospedalieri detentivi per quei detenuti che soffrono di problematiche gravi psichiche, realizzati a suo tempo, siano occupati dal nosocomio cagliaritano Santissima Trinità come deposito attrezzi. Sappiamo bene – aggiunge Cireddu – i rischi che i nostri agenti corrono quando purtroppo ci sono situazioni gravi, di ricovero coatto dei malati che soffrono di queste patologie gravi e che necessitano di una struttura apposita. Poi – oltre a questo – aggiunge Michele Cireddu – abbiamo riscontrato nel 2018 ben

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4136 eventi cosiddetti critici all’interno del carcere di Uta, con questo intendiamo tutta una serie di episodi che vanno dall’autolesionismo, tentativi di suicidio, aggressioni fisiche gravissime ai nostri colleghi che operano all’interno della casa circondariale e non ultimi i problemi del mancato funzionamento dei comandi a distanza, elettrici, senza di essi sappiamo bene quanto sono esposti al rischio di aggressioni gli operatori della Polizia Penitenziaria”.

Gennarino De Fazio, segretario nazionale Uil-Pa, ha messo in luce anche l’aspetto non trascurabile dell’ala – braccio da 100 posti riservata ai detenuti del 41bis, non ancora ultimata e che forse i lavori saranno conclusi a fine anno: “Uta tutto sommato – ha detto De Fazio – è un carcere ordinato, pulito, la carenza dell’organico degli agenti della Penitenziaria è un fatto gravissimo, pensate che in Italia la situazione è davvero preoccupante, perché con la legge Madia e con i relativi tagli, mancano ben 15mila unità nell’organico dei penitenziari”.

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Francesca Ticca, Uil Sardegna, ha parlato di “cattedrale nel deserto” riferendosi a Uta: “La politica regionale – ha detto Ticca – deve tener conto urgentemente delle carenze anche logistiche per raggiungere una struttura isolata come Uta, fortunatamente la casa circondariale è pulita, ordinata, ha diversi laboratori, aule didattiche, la falegnameria e la biblioteca ad esempio, in grado veramente di rieducare il detenuto, ma va pensato immediatamente un accorgimento per garantire la sicurezza del personale che ci lavora”.

Numeri ed emergenze

In Sardegna il problema del sovraffollamento in termini assoluti non esiste, ma le colonie penali sono ancora troppo sotto utilizzate o il maggior numero dei detenuti viene destinato nelle case circondariali.

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Cagliari ha una capienza detentiva di 561 con 586 detenuti presenti ma va osservato che l’ala del 41bis, di oltre 100 posti è tutt’ora chiusa. Il sovraffollamento reale è di ben 125 posti. Cagliari prende i detenuti più impegnativi anche con patologie di natura psichiatrica.

La soppressione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari non ha visto poi provvedimenti sostitutivi lasciando ancora queste criticità all’interno delle case.

Gli organici sono carenti, mancano ben 15000 unità e il taglio della Madia di ben 5000 unità, da 45000 a 40000, ha dato un forte colpo all’organizzazione carceraria. La sentenza Torreggiani ha favorito l’edilizia carceraria ma con tagli sull’organico.

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L’attuale guida del dipartimento ha creato un gruppo di lavoro ad hoc per analizzare i carichi di lavoro e l’organizzazione del lavoro.

La Sardegna non va dimenticata dall’Amministrazione Penitenziaria; è una regione lontana, nessuno vuole prestare servizio lasciando spesso posizioni vacanti. Senza dirigenti, la gestione delle case subisce notevoli difficoltà e carenze. Serve infatti un protocollo che privilegi gli organici ancorché la mera ristrutturazione.

Se non è possibile riformare per emendamento, il Decreto Sicurezza bis per porre come aggravante penale le aggressioni operate in ambito carcerario, la Uil-Pa chiede un apposito decreto carceri.

La scelta delle due grandi case di Uta e Sassari – afferma Francesca Ticca Segretaria Generale UIL Sardegna - ha destato dall’inizio forti preoccupazioni per l’arrivo massivo di detenuti impegnativi.

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Uta è una cattedrale nel deserto, ancora slegata dal contesto economico e da attrezzare.

Esiste il grosso problema dei detenuti con affezioni psichiche che rendono problematica la gestione detentiva. E’ un problema anche di natura sociale, che deve vedere lo Stato dare risposte e sostegni a malati psichiatrici.

Nella ridiscussione del sistema sanitario sardo, la Giunta Solinas dovrà porsi il problema anche di queste persone, contemporaneamente malati e detenuti; la risposta non è solo quella detentiva ma soprattutto di tipo sociale. La tossicodipendenza acuisce le criticità, come altro problema da risolvere. Uta è un carcere moderno, con spazi vitali a misura di uomo con indirizzi moderni ma ancora tanto è da fare per vedere compiuti i processi di recupero dei detenuti.

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