Gianfranco Scalas, quel giorno a Nassirya: “Sotto la divisa c’è un essere umano, dopo 16 anni non dimentico quella tragedia”

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12-11-2019

Una lettera inedita scritta dal Generale Gianfranco Scalas

Di: Alessandro Congia

Sedici anni fa la tragedia, quel terribile 12 novembre 2003, vissuto in prima linea anche dal Generale Gianfranco Scalas, dell’Esercito Italiano. Sardegna Live pubblica integralmente una lettera scritta dal militare, oggi in pensione, che rievoca quei bruttissimi momenti di dolore. Buona Lettura. (A.C.)

“12 novembre 2003 ore 0840 Iraq/1030 Italia... nella mia stanza dando qualche indicazione, all'improvviso sento urla fuori, esco e il mio sguardo va nel cielo, quel sole alto offuscato da una nuvola nera che saliva dalla città di Nassirya , sento concitazione urla attraverso la radio. Pochi attimi di sconcerto : è successo qualcosa di grave .Chiamo la scorta e via come fulmini verso la città. Minuti interminabili mentre il mezzo attraversava la città. Arrivati sul ponte dell'Eufrate con calcinacci e pietre in ogni metro, ci fermammo . Scesi ci trovammo di fronte a quello che era il comando MSu ,chiamato Animal House.Gli occhi sbarrati di fronte al fumo nero e a quelle immagini .Un carretto distrutto e il povero asinello a terra massacrato, la folla che guardava immensa , si apri per farmi passare in un repentino silenzio ,con rispetto .Passai con la i miei di scorta,sentivo la pietà e la pena degli iracheni passo dopo passo poi cercammo un punto per entrare nella struttura. Passammo da dietro e tra sirene,scoppi,un urlo di un maggiore dei carabinieri sulla mia destra "colonnello vada via vada via è pericoloso" cambiai direzione e mi avviai dalla parte opposta ,incosciente tra gli scoppi, camminavo tra le macerie come un automa o uno zombie,pochi metri e mi fermai annicchilito riconoscendo chi era in terra. mi sentii senza forze in pochi secondi,+. .Il maresciallo della scorta vicino a me ,mi strinse il braccio e mi disse"colonnello andiamo via non è lui".Ma non era vero. Camminammo insieme ma non ero io che camminavo."andiamo via "disse il maresciallo e mi incamminai come un sacco vuoto verso i mezzi.Ma non potevo andare via dovevo trovarli tutti i miei e costrinsi la scorta a seguirmi e feci il giro dalla parte del fiume tra sirene, grida ,scoppi, finche' non vidi i miei due mezzi , o meglio ciò che erano stati ma non trovai nessuno dei miei mancava Ficuccello ;l'autista mancavano all'appello.. Riconobbi solo il regista Rolla.Dio lo abbia in gloria. Ma ormai ii miei occhi erano sbarrati, increduli e ciechi di fronte alla scenario che vedevo .....andai via senza animo senza parole senza nulla se non l'orrore di una carneficina... non avevo più forze ero svuotato fino al rientro al comando, un viaggio muto con la testa china scioccato, Arrivato a White Horse mi avviai verso l'ufficio di Stano ,uscirono dall'ufficio tutti ma capirono penso dal mio stato, dal mio camminare, dal mio sguardo che fissava il nulla a terra che avevo visto il peggio che uno possa vedere . , Stano mi guardò, lo guardai e muovevo la testa

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dicendo no no...mi abbracciò e per fortuna scoppiai in un pianto carico.....è stato un bene perchè un comandante ha altri compiti da assolvere, il primo era: la telefonata a casa Olla. . e la feci purtroppo. Prosegui il mio lavoro per giorni e giorni ..senza dormire e mangiare per 4 consecutivi , tenendo a bada una quarantina di giornalisti di ogni parte .ma il compito era da assolvere per chi non c'era più e rendere loro gli onori che meritano ancora dopo 16 anni. Mi riposai dopo circa 25 giorni ,quando mi portarono in ambulanza in ospedale .mi risvegliai con le carezze sui miei capelli delle crocerossine che per una notte intera si susseguirono al mio capezzale .Ho deciso che queste righe le pubblicherò nella mia pagina solo perchè dopo 16 anni credo abbia diritto a liberare un po l'animo mio e far capire cosa è avvenuto e come un militare vive certe esperienze perchè sotto la divisa c'è un essere umano come tanti. Chi leggerà queste righe pensi solo al rispetto sempre per chi innocente ha pagato con la vita la cultura della guerra e della insulsa ideologia del terrorismo. Io sono sopravissuto e fortunato e finchè sarà possibile ogni 12 novembre non dimenticherò e farò quanto possibile per ricordarlo a tutti”.

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