Covid, tamponi per il personale della Polizia Penitenziaria. Cireddu: “Richieste ancora ignorate dalle Asl”

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27 set 2020

Il segretario generale Uil-Pa: “Gravi problematiche in alcuni istituti che ancora oggi restano irrisolte”

Di: Alessandro Congia

“La richiesta dei tamponi per tutto il personale della Polizia Penitenziaria? Ancora ignorata dalle Asl, restano i nodi sulla carenza organica, il Dipartimento è ancora troppo distante dalle esigenze reali del territorio, gravi problematiche in alcuni istituti ancora irrisolte”.

Non è certamente un bilancio positivo quello stilato dal segretario generale della Uil-Pa Polizia Penitenziaria Sardegna, Michele Cireddu.

Michele Cireddu, stiamo assistendo ad una recrudescenza dei contagi in Sardegna: negli Istituti Penitenziari quali contromisure sono state assicurate?

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“Purtroppo i casi di contagio in regione sono drasticamente aumentati cosi’ come sono in continuo aumento i ricoveri ordinari e le rianimazioni. Unitamente alle altre Organizzazioni sindacali. abbiamo chiesto al Provveditore di intervenire presso gli organi preposti per sottoporre tutto il personale operante negli Istituti ai controlli tramite tamponi molecolari ed alla sanificazione di tutti gli ambienti di lavoro. Mentre il Comando regionale dei Vigili del fuoco come già avvenuto in precedenza ha dato immediatamente la disponibilità per effettuare la sanificazione, i vertici delle Asl non hanno ancora riscontrato la richiesta di intervento. Riuscire ad individuare ed isolare eventuali positivi è fondamentale perché se dovesse partire qualche focolaio in qualsiasi Istituto le conseguenze sarebbero tragiche sia dal punto di vista sanitario che della sicurezza pubblica, ignorare tale rischio riteniamo sia da folli”.

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In piena emergenza sanitaria sono migliorate le relazioni sindacali? Ci sono delle vertenze ancora irrisolte?

“Più che altro alcune Direzioni sembrano dare maggior importanza alle rivendicazioni sindacali, mentre altre non riscontrano nemmeno le note sindacali, caso emblematico Oristano dove persistono diverse gravi anomalie. Ad Uta siamo riusciti quantomeno a rendere più attuale l’organizzazione gestionale del personale con il nuovo protocollo di intesa locale, rimangono pero’ inapplicabili ed inattuali diverse disposizioni nei vari posti di servizio inoltre sono presenti troppi detenuti problematici. Ad Isili dopo tante insistenze siamo riusciti ad ottenere la convocazione per la realizzazione del protocollo di intesa locale e per l’ attivazione della navetta per il trasporto del personale. Sono piccoli ma grandi risultati perchè in Regione con soli 4 direttori per 10 Istituti è difficile ottenere anche il rispetto dei sacrosanti diritti sanciti costituzionalmente”.

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Dopo le recenti polemiche per la visita del Capo del Dipartimento sono arrivati quegli interventi che avevate auspicato?

“Purtroppo gli Uffici romani continuano ad ignorare la Sardegna: Tempio, Isili, Lanusei, Is Arenas, Oristano e Mamone non hanno un Direttore titolare, Sassari un comandante, i repartini detentivi ospedalieri per ricoverare in sicurezza i detenuti sono ancora un miraggio cosi’ come la carenza organica soprattutto nei ruoli intermedi è elevata. In quest’ultimo caso considerato che l’emergenza sanitaria ha determinato un aumento vertiginoso dei processi in videoconferenza dove devono presenziare proprio gli appartenenti al ruolo citato, la carenza diventa ancora piu’ drammatica perche’ si sottraggono le poche risorse agli ordinari compiti di Istituto.

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A tal proposito sarebbe opportuno che i Tribunali inviassero i cancellieri negli istituti per le operazioni connesse alle videoconferenze, di fatto i nostri Ispettori e Sovrintendenti sono impiegati al loro posto ed in una situazione di perenne emergenza andrebbero razionalizzate le risorse in collaborazione con i Tribunali. Infine, un altro dato non meno importante eì rappresentato dal mancato invio del Gruppo operativo mobile per la gestione dei detenuti appartenenti al circuito AS2 (elementi di spicco delle associazioni terroristiche internazionali), nonostante a Sassari siano presenti circa l’ 80% del totali in Italia”.

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