Quando si canta la poesia. I Tenores di Bitti festeggiano i primi 40 anni

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30 set 2014

«O sardu, si ses sardu e si ses bonu/ Semper sa limba tua apas presente/ No sias che isciau ubbidiente/ Faeddende sa limba 'e su padronu». Con i versi di Remundu Piras, composti nel 1977 dal poeta di Villanova Monteleone, il Tenore di Bitti “Remunnu'e Locu” ha impreziosito una ricca giornata dedicata ai primi quarant'anni di carriera. «Questo canto lo abbiamo proposto ogni volta che siamo saliti su un palco e in qualsiasi angolo del mondo - ha raccontato Daniele Cossellu, leader della formazione -».

Di: Redazione Sardegna Live

«O sardu, si ses sardu e si ses bonu/ Semper sa limba tua apas presente/ No sias che isciau ubbidiente/ Faeddende sa limba 'e su padronu».

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Con i versi di Remundu Piras, composti nel 1977 dal poeta di Villanova Monteleone, il Tenore di Bitti “Remunnu'e Locu” ha impreziosito una ricca giornata dedicata ai primi quarant'anni di carriera. «Questo canto lo abbiamo proposto ogni volta che siamo saliti su un palco e in qualsiasi angolo del mondo - ha raccontato Daniele Cossellu, leader della formazione -. Abbiamo contribuito a far conoscere questo sonetto che tutela e valorizza la nostra lingua e di questo ci sentiamo orgogliosi».

Il cinema Ariston di Bitti, che ha ospitato il convegno celebrativo, si è riempieto di emozioni e di ricordi. Dal 1974 a oggi l'impasto vocale del canto a tenore è andato in terre lontanissime, comunicando l'identità di un popolo che ama e vive di poesia.

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Un bagaglio prezioso e unico, messo in luce anche dal sindaco Giuseppe Ciccolini, che ha ribadito l'importanza di “Barantannos” per tutta la comunità che amministra. Natalino Piras, coordinatore della serata, si è invece soffermato sul ruolo “scolastico” del canto a tenore. «Con il Remunnu'e Locu, il canto entra, negli anni Settanta, nella didattica della storia. Fa scuola, segna il percorso. Attua l'utopia del poeta Raimondo Delogu, dal quale prendono il nome, diventando a loro volta portatori di una dimensione poetica».

In prima fila uno dei componenti storici della formazione, Tancredi Tucconi, provato dalla malattia, ma protagonista di questa ricorrenza. Accanto a lui, la signora Lucia, vedova di Piero Sanna, scomparso all'inizio dell'anno e il nipote di Battore Bandinu, altro componente del sodalizio scomparso diversi anni fa. «Sono rimasto solo - ha sussurrato Daniele Cossellu, nel rileggere la sua avventura - e tra tanti dolori sento ancora il dovere di continuare anche per loro, per chi non c'è più».

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Il giornalista Paolo Pillonca, relatore del convegno, insieme allo studioso Bachisio Bandinu, ha aggiunto: «Al Tenore Remunnu 'e Locu va riconosciuto l'importante merito di aver salvato dal dimenticatoio i canti sacri e di averli fatti conoscere, di aver dato valore ai poeti di Bitti e di aver cantato e rispettato l'eccellenza della poesia. Bisogna ora chiedersi cosa deve essere da oggi in poi il canto a tenore e come può migliorare».

Bandinu ha invece analizzato dal punto di vista antropologico Bitti e la Sardegna negli anni Settanta. In un momento storico che rischia di cancellare definitivamente lingua, cultura, tradizioni di un popolo nel nome della modernità, il Tenore “Remunnu'e Locu” avanza un percorso di recupero e di difesa del canto e dell'identità. «Oggi il nostro canto - dice Bandinu - è un bene dell'umanità grazie alle sue qualità musicali, al suono che produce e alle caratteristiche specifiche che lo rendono unico. Entra nel circuito globale e diventa canto mondiale, tra le nicchie di valore».

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C'è poi la storia di Daniele Cossellu che incontra il canto a16 anni. Il leader della formazione ha parole di gratitudine per tutti quelli che hanno creduto in loro e soprattutto per Pietro Sassu, l'etnomusicologo che li ha scoperti e che insieme a Peter Gabriel li ha fatti conoscere in tutto il mondo. «La nostra rivoluzione è stata crederci davvero, avviare una ricerca attraverso la memoria dei pochi anziani e perseverare con rigore nella difesa e divulgazione della cultura del canto sardo».

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