Lo sport come crescita economica e sociale: stamattina un convegno in sala Angioy

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19-02-2019

Presentata anche l’iniziativa della società sassarese a sostegno della lotta contro il gioco d’azzardo

Di: Antonio Caria, fotografia www.dinamobasket.com

Sport: non solo salute ma crescita economica e responsabilità sociale” è stato il titolo del convegno da Dinamo Banco di Sardegna e Fondazione Dinamo che si è tenuto questa mattina a Sassari, nella sala Sala Angioy del Palazzo della Provincia.

All’evento, moderato dal direttore della Nuova Sardegna Antonio Di Rosa, hanno partecipato anche il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, il presidente della Dinamo Stefano Sardara, l’amministratore delegato Renato Nicolai, il coach biancoblu Gianmarco Pozzecco e Vittorio Pelligra Professore Associato del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell'Università di Cagliari. Tra gli studenti presenti quelli del Liceo Sportivo Canopoleno.

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«Credo che i valori dello sport siano comuni a tutti, così come i principi dell’attività sportiva, quelli della tolleranza, della correttezza, il rispetto delle regole, l’uguaglianza di sesso, di religione, di razza, lo spirito di squadra e la convivialità che sono insiti nell’attività sportiva – queste le parole di Ganau-. Ma lo sport ha anche altri valori indiscutibili, quello della salute, quello di favorire la conoscenza del territorio, favorisce il turismo, l’economia e dà lavoro. Parlando di sport non possiamo dimenticare il decreto legge che ha riformato il Coni con l’obiettivo della valorizzazione di uno stile di vita sano favorendo la pratica di base e mettendo a disposizione risorse certe. La medicina sportiva come prevenzione e la prativa sportiva scolastica per favorire la socialità e combattere il bullismo e la ludopatia, una vera e propria tragedia che si sta sempre più allargando. A gennaio la Regione Sardegna –

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ha evidenziato il Presidente del Consiglio Regionale – ha approvato un provvedimento per combattere la ludopatia, mettendo a disposizione un milione di euro a sostegno di questa campagna. Cosi come la Sardegna investe in prevenzione promuovendo l’attività motoria con campagne di sensibilizzazione per rendere la popolazione consapevole e responsabile del proprio stile di vita. E in questo contesto si inseriscono il progetto realizzato con il Miur, l’Anci e la Uisp e la convenzione tra Dinamo Ats e Areus per la comunicazione condivisa utilizzando il grande seguito di questo Club affermato al top del panorama nazionale ed europeo del basket per favorire l’avvicinamento alla pratica sportiva dei più giovani e con l’impegno a garantire livelli di sicurezza nelle manifestazioni sportive. In questo quadro e nota la funzione di traino che le eccellenze dello sport hanno sul settore giovanile, e lo dimostra la crescita del movimento isolano da quando la Dinamo è ai vertici del basket. La Regione –
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ha aggiunto – ha ben chiari i vantaggi di questa importantissima funzione dello sport come veicolo promozionale dell’isola e di segmenti della propria economia e in questo quadro va l’accordo triennale di collaborazione tra Regione e società sportive di alto livello come veicolo di promozione della Sardegna. La Dinamo è un potentissimo testimonial dell’isola, delle sue bellezze e del suo patrimonio storico culturale, basti vedere l’ultimo calendario, che mostra le bellezze archeologiche con accanto i campioni della squadra, la partecipazione all’Expo di Milano, i concorsi a premi con in palio un soggiorno nell’isola. Una promozione – ha concluso Ganau –, fatta a livello nazionale e internazionale. che ha grandissime ricadute in termini turistici ed economici. Senza contare tutte le iniziative di carattere sociale che sono praticamente il pane quotidiano dell’attività di questa società».
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Emozionantile immagini del video-manifesto della Dinamo Banco di Sardegna “Ca semus prus de unu giogu” che raccontano un’isola viva, che lavora, che vive nell’equilibrio tra tradizione e modernità, che si nutre di passione. Tutto raccontato attraverso i versi immortali di Grazia Deledda con le voci di Geppi Cucciari, amica speciale e madrina del club, e Roberto Fara, attore e doppiatore sassarese.

«La base della Dinamo non è aziendale ma è una visione che parte da quello che la vostra generazione purtroppo vede come un limite ma che in realtà è una forza, la nostra vera forza ha sottolineato il presidente della Dinamo Sardara - . È vero, siamo circondati dal mare ma abbiamo una capacità di fare incredibile, e quando tutti noi prenderemo consapevolezza di questo allora davvero potremo fare grandi cose. Le bellezze che abbiamo non sono comuni e tutti me vorrebbero possedere un pezzo. Se capiamo che le eccellenze che abbiamo le possiamo valorizzare avremo un passo in più. Non ci possiamo nascondere dietro ai limiti, che pure ci sono, a partire dalla continuità territoriale ma per quelli c’è la politica, è il suo lavoro. Noi dobbiamo valorizzare il tesoro su cui viviamo e questo vale per le professioni e anche per lo sport. Non è che perché siamo sardi non possiamo giocare a basket, per esempio. Non viviamo –

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ha proseguito – in una terra sfigata da dove dobbiamo fare di tutto per andar via il prima possibile ma viviamo in un paradiso da valorizzare e tutto da godere. C’è tanto da fare visto anche che per lunghi anni non si è fatto nulla».

«Vorrei dare il mio punto di vista, quello di una persona che ha raggiunto questo progetto da poco – ha rimarcato l’Amministratore delegato del club biancoblu Renato Nicolai -. Dal di fuori ho potuto vedere come un progetto sportivo e questo suo radicamento nel territorio costituiscano un caso eclatante. È incredibile la capacità di questa società di raccontare il proprio territorio e questa è una cosa davvero straordinaria. Siamo riusciti, e ora mi ci metto anche io, a costruire un’identità unica e condivisa che è un patrimonio collettivo. Il precampionato in questa regione, non come altre squadre che lo fanno in montagna lontano dalla loro città. Siamo una squadra itinerante, invitiamo le migliori squadre italiane e straniere, portiamo la pallacanestro ad alto livello e la portiamo un giro per la Sardegna, contribuendo a costruire questa identità regionale, unitaria, condivisa. Lo sport porta anche un indotto importante: pensate solo a quante persone viaggiano al seguito delle squadre sia in precampionato sia nel campionato. Pensate alle sponsorizzazioni e al fatto di creare un legame identitario fra le produzioni e la squadra, i suoi campioni, la società. Lo sport –

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per Nicolai – è opportunità, economica e di crescita e il caso Dinamo fa scuola».

«Quando parlo con i giovani mi piace dare pochi consigli, non parlare troppo ha aggiunto il nuovo coach biancoblu Gianmarco Pozzecco e con loro oggi voglio partire dal concetto per cui per me la pallacanestro per certi versi e uno sport razzista, perché dà vantaggio alle persone che hanno una certa conformazione fisica. Io sono nato 'nano', mio padre è alto due metri e giocava a pallacanestro e io pensavo che avrei potuto giocare a pallacanestro solo se fossi diventato alto come lui. Così non è stato ma pur non avendo il fisico sono riuscito a coltivare il mio talento e a realizzare il mio sogno. E per questo mi ritengo un uomo fortunato. Spesso le discriminazioni che vediamo sono un limite finto, un limite che ci poniamo noi. Dovete coltivare –

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questo l’auspicio di “Poz” – il vostro talento e non pensare mai che quelli che ricoprono ruoli che voi in qualche modo invidiate abbiano qualcosa che voi non avete. Ognuno di voi ha qualcosa che lo può portare ad eccellere, in qualunque campo. Credeteci sempre, abbiate la consapevolezza di poter fare tutto quello che sognate di fare. E anche se non diventerete ricchi e famosi saprete che continuerete a fare quello che vi piace, questa è la più grande vittoria».

Nel corso del convegno è stata presentata l’iniziativa della Dinamo Banco di Sardegna a sostegno della lotta contro il gioco d’azzardo, con la partecipazione di Vittorio Pelligra (Professore Associato del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell'Università di Cagliari), che ha mostrato in anteprima lo spot realizzato dal Club in collaborazione con il movimento SlotMob, con il capitano Jack Devecchi, e i suoi compagni Jack Cooley e Jaime Smith come testimonial di eccezione di un messaggio forte e chiaro: “Non è un gioco, non giocarti la vita”.

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«A Sassari si bruciano 500 milioni l’anno in slot machine e azzardo ha sottolineato il direttore della Nuova Sardegna Antonio Di Rosa introducendo il tema della lotta alle ludopatie un inferno che rovina migliaia di persone e le loro famigli e dal quale è davvero difficile uscire».

«Un tempo fare fortuna era tentare imprese grandiose, emigrare e lanciarsi in qualcosa di straordinario ha detto il professor Pelligra -. Oggi fare fortuna significa grattare un biglietto a premi o giocare alle slot machine. C’è una serie di comportamenti assurdi, autolesionistici che nel corso del tempo ‘colpiscono’ l’umanità, e l’azzardo è uno di questi. Lo Stato è diventato dipendente perché guadagna 10 miliardi l’anno e oggi lottare contro questa piaga è diventato difficilissimo. Lo scorso anno in Italia sono stati bruciati 107 miliardi, immaginate la potenza delle poche multinazionali a cui lo stato ha affidato la gestione. La politica per molto tempo non si è occupata di questo problema di proporzioni enormi e ora la legge che ha varato la Regione rappresenta un grande passo anche sei comuni erano arrivati prima perché i sindaci sono quelli che più di altri si rendono conto di come cambia l’assetto socio economico dei loro territori, chiudono tante attività e aprono le sale da gioco. Nuoro é la provincia il Italia che ha avuto maggior espansione di sale giochi. Con la Dinamo –

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ha posto ancora l’accento Pelligra – abbiamo realizzato questo video che è un contributo questa grande e impegnativa lotta e spero che sia l’inizio di un percorso che possa coinvolgere altre società di basket. Pensate a quanti sportivi, quanti campioni al contrario hanno prestato il loro volto alla promozione gioco gioco d’azzardo. Il basket in questo senso è libero, non è dipendente. Noi tutti possiamo fare qualcosa, per esempio non andare a prendere il caffè in locali che hanno le slot machine. Così è nato il movimento slotmob, che ha preso piede in tutta Italia. In 200-300 persone vanno a prendere il caffè o l’aperitivo in locali che non hanno slot, premiando chi rinuncia a questo introito importante ma devastante. Questo è il nostro modo – ha concluso – di combattere, dando i nostri soldi a chi non specula sulle debolezze e le difficoltà altrui».

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