Un grido nobile che è la voce di un'isola
Una montagna durissima, la più impegnativa, forse, di questa edizione del Giro d'Italia e non tanto per le pendenze (media 7.5%, massima 14%) quanto per il peso dei ricordi che ammantano i suoi tornanti di un malinconico e struggente alone romantico. Il Montecampione è un massiccio della Val Camonica, si affaccia possente sul Lago d'Iseo dando le spalle alle nevi delle Alpi Retiche, laddove la Pianura Padana si inerpica imbizzarrendosi sulle cime più alte d'Europa.
Di: Redazione Sardegna Live
Una montagna durissima, la più impegnativa, forse, di questa edizione del Giro d’Italia e non tanto per le pendenze (media 7.5%, massima 14%) quanto per il peso dei ricordi che ammantano i suoi tornanti di un malinconico e struggente alone romantico.
Il Montecampione è un massiccio della Val Camonica, si affaccia possente sul Lago d’Iseo dando le spalle alle nevi delle Alpi Retiche, laddove la Pianura Padana si inerpica imbizzarrendosi sulle cime più alte d’Europa.
Quei cieli, quegli alberi, quei sassi spazzati dalla tramontana e testimoni da sempre di imprese epiche portate a termine da atleti stremati, ieri, ancora, hanno assistito all’ultima azione dell’uomo alla scoperta dei propri limiti estremi.
Un pomeriggio di passione per gli amanti di questa corsa che attraversa l’Italia nel fiorire di maggio, offrendo agli occhi del mondo le meraviglie del nostro stivale dal mare di Sorrento alle colline toscane, dalle architetture barocche di Catania alle guglie gotiche di Milano. Un pomeriggio, quello di ieri, dove
Oltre quindici anni dopo, su quel fiume di asfalto, si arrampica agile un giovane sardo di nome Fabio Aru, testardo e caparbio come il cuore del popolo di cui si fa interprete. Il suo urlo all’arrivo è
L’ultimo chilometro della Valdengo-Montecampione è una rincorsa disperata al sogno di una vita. Fabio si volta nervoso e stupito: non c’è più nessuno dietro di lui. Si son seduti tutti. Non gli hanno saputo tener testa e vola, leggero come un angelo vestito di celeste, verso il traguardo che gli fa tremare la voce quando i giornalisti lo assalgono una volta messi i piedi a terra. “Ho ancora tanto da imparare, non è cambiato niente. È tutto come prima”. Non tutto, Fabio, non tutto.