Milan-Cagliari, Zenga: “Io mi sento l’allenatore di questa squadra e spero di esserlo ancora la prossima stagione”

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31 lug 2020

Ultima conferenza stampa della stagione

Di: Marco Orrù

Ultima conferenza stampa della stagione in vista dell’ultimo match di campionato del Cagliari contro il Milan, domani alle ore 20:45 a San Siro. Queste le parole del tecnico Walter Zenga:

Sull’emergenza in vista della gara di domani: “Un allenatore che ha gli uomini contati cerca di mettere in campo chi sta meglio, mettendo in campo la giusta dose di esperienza contro una squadra che sta benissimo. Il fatto di giocare a tre o a quattro è dipeso da alcune contingenze che avevamo. Il meglio questa squadra l’ha dato giocando a tre e domani giocheremo così. Domani, con i tanti infortuni, vedremo chi far giocare sulla trequarti, dovrò capire bene chi avrò a disposizione e chi no”.

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Sulle emozioni dell’ultima a San Siro: “Nessuna emozione particolare, ci sono già tornato a San Siro tante volte, adesso fa parte del mio lavoro e della mia professione. Ci sarà emozione quando potrò finalmente allenare il Cagliari in una Sardegna Arena piena. Restare a Cagliari? Sono un inguaribile ottimista, penso alla partita di domani e a quando torneranno i tifosi allo stadio, poi se la società mi smentirà questo è un altro discorso”

Su Waluckiwicz: “Ha giocato quasi sempre, tranne alcune partite per farlo riposare, domani ci sarà sicuro”.

Su Ibrahimovic: “Tutti i giovani quando vedono davanti a loro questi professionisti superesemplari, da Ibra a Ribery, gente che ha mantenuto un livello di prestazione eccezionale negli anni, devono guardare non quello che questi giocatori sono adesso, ma cosa hanno fatto per arrivare lì. E’ la strada fatta prima che è importante, il talento da solo non basta, ci vuole determinazione, continuità e tanto altro. Bisogna sempre dare il massimo. Un professionista come Ibra va solo ammirato”.

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Sui giovani della Primavera: “Nessuno dei tre ha mai saputo prima che avrebbe esordito. Per domani tutti hanno possibilità di giocare, in una gara non facile contro una squadra che sta facendo bene. Tra Carboni, Ladinetti e Gagliano hanno tutti possibilità, potrebbero giocare tutti o nessuno”.

Se due vittorie potrebbero cambiare le cose: “Sono convinto che non possano cambiare le cose due vittorie o due sconfitte. Non può esserlo, perché deve essere un discorso più generale. Mi spiace aver avuto tante assenze, infortuni e aver potuto ruotare poco i giocatori come volevo io. Abbiamo fatto i punti che dovevamo fare all’inizio e poi dopo c’è stato un po’ di rasserenamento generale. Ma non cambia nulla se domani vinciamo o perdiamo sulla mia eventuale riconferma”.

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Sulla sfida di domani: “Il risultato interessa sempre, i rossoneri vengono da una serie di risultati straordinari, ma noi dobbiamo pensare a noi, a giocare per il nostro club e difendere l’onore. Il fatto di aver vinto contro la Juventus deve dare un po’ più di leggerezza e tranquillità, ma non deve dare appagamento. Proveremo a far meglio domani”.

Su Pavoletti: “Lo porto in panchina. Ha subito due infortuni gravissimi in un anno, spero di potergli regalare un minuto per fare una sorta di record, avendo giocato la prima e l’ultima partita di una stagione dove ha subito due rotture del crociato. Non è certamente pronto per giocare, è in panchina ad onor di firma, non è ancora pronto fisicamente, può essere anche una molla per lui per provare a recuperare definitivamente”.

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Sul voto finale: “Non mi do voti, sono molto critico nei miei confronti e non accetto di darmi un voto. Per come abbiamo gestito e vissuto questo periodo me lo porterò dietro per tutta la vita, non solo parte campo, ma anche per il rapporto con tutti quelli con cui ho lavorato. E’ stato un periodo bello, complicato e difficile”.

Sul decimo posto: “Tutte le partite si preparano per vincere, sfido chiunque a dire il contrario. Non lo accetterei il fatto dire che non mi frega nulla se una partita la vinco o la perdo. Io preparo tutte le partite per vincere, sempre”.

Sul cosa portar via da questa esperienza: “Mi porto dietro le chiavi di casa perché così quando torno la posso riaprire...”

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